ROMA. Non sempre la flora "non nativa" di un luogo rappresenta una minaccia per la fauna locale, anzi. Le tartarughe giganti delle Galapagos - una specie che rischia l'estinzione - sembrano essere ghiotte di piante introdotte dall'esterno nel loro ecosistema, una golosità che non nuoce loro ma che al contrario secondo alcuni ricercatori contribuisce in modo positivo alla loro salute. Lo afferma uno studio, condotto da ricercatori della Washington University di St.
Louise e dalla Fondazione Darwin, pubblicato su Biotropca, secondo il quale dalle piante cosiddette "invasive" dell'arcipelago le tartarughe giganti traggono diversi benefici nutritivi.
La maggior parte delle ricerche di solito pone l'accento sugli impatti ecologici negativi di piante o animali che pur non essendo tipici di certi ambienti vi vengono introdotti. Tuttavia questa scoperta rappresenta una speranza sia per il possibile controllo delle specie "aliene", sia per il futuro delle tartarughe giganti.
Questa specie, simbolo di un paradiso della biodiversità ma a rischio di estinzione, pare infatti preferire le piante "invasive", rispetto a quelle autoctone, cominciate a crescere in abbondanza dagli anni '30 in poi. Lo studio è stato condotto sull'isola d Santa Cruz, un vulcano estinto che ospita non solo due delle specie di tartarughe giganti ma che ha anche la maggiore popolazione umana dell'arcipelago e quindi ha un territorio caratterizzato da terreni coltivati. Secondo i ricercatori le piante "non native" rappresentano quasi la metà della dieta per le due sottospecie di tartarughe. Ma la cosa più importante è che queste piante hanno degli apporti nutrizionali positivi, aiutano le tartarughe a rimanere in forma.
Caricamento commenti
Commenta la notizia