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Perforare il "cratere dei dinosauri", al via un progetto

ROMA. Al nastro di partenza il progetto che nella primavera 2016 punta a scavare nel cuore del cratere dei 'dinosauri'. L'obiettivo è fare una perforazione al largo del Messico, profonda 1.500 metri sotto il livello del mare per raccogliere campioni dal cratere di Chicxulub, sotto la penisola dello Yucatan, generato 66 milioni di anni fa dall'asteroide che
cancellò i dinosauri dalla Terra. I ricercatori si sono riuniti a Merida, in Messico, una città all'interno del cratere largo quasi 200 chilometri, per presentare il progetto e fare un
appello ad altri esperti che vogliano unirsi alla spedizione. La campagna di ricerca durerà circa due mesi e la perforazione sarà eseguita da una piattaforma al largo: sarà così prelevata una carota di rocce che sarà il primo campione mai raccolto vicino al centro del cratere.

I dinosauri hanno dominato il pianeta per circa 135 milioni di anni. Tutto è cambiato quando 65,5 milioni di anni fa, un asteroide del diametro di circa 14 chilometri ha colpito la Terra, innescando una serie di eventi catastrofici, tra cui il sollevamento di una nube di polveri in atmosfera che ha raffreddato il pianeta e ha spazzato via i dinosauri e i grandi rettili marini. L'evento ha preparato il terreno ai mammiferi e poi all'uomo. Ma di questo impatto si sa pochissimo, così Sean Gulick, dell'università del Texas a Austin a capo di un gruppo di ricerca di Regno Unito e Messico, ha deciso di fare dei carotaggi per raccogliere campioni vicino al centro del cratere. I ricercatori intendono prelevare campioni anche dall'anello di detriti, una struttura comune a tutti i crateri che si forma dalla caduta dei detriti intorno al punto dell'impatto. L'obiettivo è scoprire i dettagli dell'impatto che ha cancellato i dinosauri ma anche far luce sui meccanismi degli altri impatti che hanno colpito la Terra. Si cercheranno anche tracce di vita passata che potrebbe aver colonizzato le rocce nel cratere dopo
l'impatto.

«I sedimenti che hanno riempito il cratere - rileva Gulick - dovrebbero contenere le tracce dei primi organismi nati dopo la grande estinzione di massa».

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