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San Giuseppe in Sicilia: storie di tradizione e gusto

PALERMO. Tradizione, gusto, usanze e fede. Tutto questo è la festa di San Giuseppe. Dalle tavolate alle sfincie, San Giuseppe rappresenta per i siciliani uno dei santi più amati. Rappresentato come il vecchio rassicurante che tiene in braccio suo figlio Gesù, quella di san Giuseppe coincide con la festa del papà.

Festeggiamenti che hanno il sapore di un risveglio dal torpore dell'inverno, dato che il 19 marzo coincide con l'equinozio di primavera. La celebrazione del 19 marzo risale alla fine del 1400. Nei primi del 1600, san Giuseppe compare nel calendario romano universale e, fino all'anno 1977 la data figurava tra le festività religiose nazionali.

San Giuseppe è considerato un padre di provvidenza e un protettore dei poveri. E' anche l'artigiano, protettore della categoria dei falegnami, i quali dedicano una particolare devozione. In diverse parti della Sicilia il giorno di san Giuseppe è festeggiato con le cosiddette tavolate, in relazione al fatto che san Giuseppe è stato identificato anche come protettore dei bisognosi. Moltissime famiglie partecipano alla preparazione di un ricco banchetto collettivo, come segno di abbondanza e per sfamare i poveri.

In alcuni paesi, era solito invitare nelle proprie case questi poveri. A Godrano si organizzano anche rappresentazioni tradizionali: protagonisti figuranti che simulano una Sacra Famiglia.

A Prizzi si svolge il "Convito di San Giuseppe". A Dattilo e a Paceco invece c'è il tradizionale "'Nmitu di San Giuseppe": qui si distribuisce il pane votivo e si svolge la sfilata del Carro dei pani. Anche a Canicattì - in provincia di Agrigento - vige la tradizione di preparare un ricco pranzo così da offrirlo alla Sacra Famiglia.

Sempre nell'Agrigentino, in particolare a Ribera, si prepara la "stragula". Essa consiste in un appariscente carro trainato da buoi, che reca una torre alta 10 metri destinata a portare un quadro del Santo.

Tra le varie usane legate a questa festa, c'è anche quella di preparare una gustosa minestra, detta "la minestra di San Giuseppe", con fagioli e finocchietto di montagna. E ancora, gli altari dove vengono sistemati i pani preparati con il finocchietto e che vengono solitamente fatti benedire prima di essere consumati.

Altra storia sono le "vampe" - ossia falò - che anticamente venivano accese nell'ora del vespro il giorno precedente alla festa, in contemporanea con la campa principale allestita e accesa davanti alla chiesa Madre.

 

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