ROMA. Stare in buona compagnia potrebbe aiutare a mantenere giovane e fresco il cervello degli anziani proteggendolo dal declino cognitivo. E' quanto suggerisce una ricerca pubblicata sulla rivista International Psychogeriatrics, secondo cui la solitudine accelera il declino cognitivo nell'anziano. Lo studio è stato coordinato da Sandy Branson della University of Texas a Houston, e si basa sull'analisi di tantissima letteratura scientifica già pubblicata sull'argomento (in tutto dieci lavori pubblicati tra 2000 e 2013), con un campione complessivo di anziani di notevole entità.
La solitudine è un fenomeno crescente nella popolazione anziana che suscita grande preoccupazione. Varie ricerche l'hanno in precedenza associata a declino cognitivo ma la base di questa associazione restava poco chiara.
L'analisi Usa indica che la solitudine è correlata in modo profondo col grado di declino cognitivo nell'anziano, col quoziente intellettivo, con la memoria e la velocità di elaborazione delle informazioni che giungono dall'esterno.
In altre parole, al crescere della solitudine si riducono le funzioni cognitive dell'anziano. Servono però ulteriori studi per verificare che si tratti di una relazione di causa ed effetto quella che lega solitudine a declino cognitivo e per svelare i meccanismi biologici alla base di detta relazione.
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