ROMA. I vaccini anti-pneumococco che difendono da polmoniti e meningiti sono altamente raccomandati per tutti gli anziani dai 65 anni in su, ad alto rischio per tali malattrie. Estendendo questi vaccini a tutta la popolazione anziana si possono risparmiare molte vite.
A dirlo le ultimissime linee guida americane sulle vaccinazioni appena pubblicate sugli Annals of Internal Medicine e redatte dal gruppo del Centro Nazionale per le Vaccinazioni per le malattie respiratorie che fa capo ai Centers for Disease Control and Prevention americani di Atlanta. Le raccomandazioni dicono di somministrare in sequenza i due vaccini disponibili anti-pneumococco, prima il 13-valente (protettivo contro 13 tipi di batteri pneumococco), poi il 23-valente (protettivo contro 23 tipi). Alla luce di queste raccomandazioni, sottolinea il geriatra Giuseppe Paolisso, Rettore della Seconda Università di Napoli, potrebbe essere opportuno rivedere il Piano Nazionale Vaccini che attualmente non prevede come obbligatorie le vaccinazioni anti-pneumococco.
Queste, spiega Paolisso, sono raccomandate per tutte le persone di 65 anni e oltre. Negli anziani sani si suppone che la protezione duri per tutta la vita; quindi non è necessario procedere a richiami vaccinali. Tuttavia, negli anziani ad alto rischio, compresi quelli con insufficienza renale cronica, diabete mellito, scompenso cardiaco, pneumopatia cronica ostruttiva, è raccomandata la reimmunizzazione con vaccino pneumococcico ogni 6-10 anni.
La diffusione del vaccino, continua Paolisso, permetterebbe di abbattere le degenze per broncopolmonite e meningite e ridurre anche il numero delle morti. Oggi vi sono 6000 morti l'anno per complicanze da influenza - aggiunge - quasi tutte tra gli anziani e per complicanze broncopolmonari; se noi combinassimo la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico risparmieremmo risorse e ridurremmo il numero di decessi fino anche del 60%''.
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