Medicina e psicologia sono destinate a rispondere alle nuove sfide cliniche sempre più determinate dal contesto sociale. Per l'Organizzazione mondiale della Sanità non è un caso se negli ultimi anni si sia registrato un notevole aumento di casi di malattie mentali: entro il 2020, i disturbi depressivi rappresenteranno la seconda causa di «disabilità lavorativa», dopo le malattie cardiovascolari.
Già adesso la situazione è drammaticamente peggiorata e la depressione oscura un futuro che, già di suo, luminoso non è. E se prima l'età media di insorgenza della malattia si collocava tra i 20 e i 40 anni, oggi sono in aumento le manifestazioni precoci o tardive, durante l'adolescenza o dopo i 50 anni, con una frequenza maggiore tra le donne. Circa il 20% della popolazione mondiale presenta, sempre secondo l'Oms, un quadro di «umore instabile» da non sottovalutare.
La depressione colpisce indistintamente chiunque: 2,6 milioni di persone in Italia, oltre 350 milioni nel mondo. È un disturbo debilitante ma curabile, popolato da momenti di sconforto - non passeggeri, ovviamente - sentimenti di tristezza di diversa gravità, da un senso di inadeguatezza, mancanza di speranza, sensazione di malessere profondo, sensi di colpa e dubbi. Ne soffrivano Virginia Wolf e Adolf Hitler, Cesare Pavese e Joseph Stalin, personaggi diversi, antitetici, vittime illustri del «mal di vivere», tutti accomunati dall'aver combattuto nel corso della vita una battaglia contro se stessi.
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