ROMA. Se il numero degli animali impollinatori dovesse continuare a diminuire, le popolazioni di alcuni Paesi in via di sviluppo potrebbero dover fronteggiare il rischio di gravi carenze nutritive e di malnutrizione. L'allarme viene da uno studio condotto dalla University of Vermont e Harvard University, che per la prima volta ha messo in relazione la dieta delle popolazioni di quattro paesi in via di sviluppo, Zambia, Mozambico, Uganda e Bangladesh, con le esigenze di impollinazione delle colture di cui si nutrono.
«Il declino degli impollinatori può davvero è una questione per la salute dell'uomo», ha detto Taylor Ricketts, scienziato della University of Vermont e co-autore dello studio, che ha sottolineato come la carenza di vitamina A «potrebbe portare alla cecità e all'aumento di tassi di mortalità per alcune malattie, inclusa la malaria». Secondo lo studio, pubblicato su Plos One, in alcune aree del Mozambico, la scomparsa degli impollinatori potrebbe mettere
oltre il 56% della popolazione a rischio malnutrizione. «Questo è il primo studio che quantifica l'impatto potenziale sulla salute umana del calo degli animali impollinatori», ha detto Samuel Myer della Harvard University. Secondo il ricercatore, in alcune zone dei paesi in via di sviluppo, il futuro potrebbe includere «un aumento dei difetti del tubo neurale da deficit di folati o un aumento della cecità e infezioni legate alla carenza di vitamina A».
«I danni all'ecosistema possono danneggiare la salute umana», ha detto ancora Ricketts, «la conservazione può essere pensata come un investimento per la salute pubblica».
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