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Fornasetti, lo slow design incontra lo stile Valentino

Il figlio Barnaba continua la tradizione rieditando pezzi e inventandone nuovi

NEW YORK. Ci sono tutti gli ingredienti migliori del made in Italy, nella collaborazione tra Fornasetti e Valentino che  viene presentata a New York: più che l'unione temporanea tra due brand, questo è "l'incontro tra due grandi patrimoni di artigianalità che continuano a diffondere cultura e bellezza italiana nel mondo". Piero Fornasetti, scomparso nel 1988, fu colui che, partendo negli anni Trenta dal mestiere di stampatore d'arte, divenne artigiano di design, inventore surrealista di oggetti d'arredo e decori che mai si sono arresi al minimalismo imperante e all'ossessione della contemporaneità. Alla fine, è stata la stessa modernità a inchinarsi davanti al gusto e alla fantasia di Piero.

Oggi Il figlio Barnaba continua la tradizione, rieditando molti pezzi ma anche inventandone di nuovi. A New York, uno dei luoghi di maggiore successo sia per l'onirico Fornasetti (ha un frequentatissimo corner da Barney's) sia per lo stile Valentino, un evento speciale: nella ex sede del Whitney Museum progettata da Marcel Breuer (accoglierà la sezione contemporanea del Met) sono stati messi in vendita, solo per poche ore, i sei pezzi ideati insieme con Valentino. Sono due vassoi, uno sgabello, un piatto, una scatola occhiali, un foulard e uniscono il motivo camouflage della maison con i tipici disegni bianchi e neri di Fornasetti. "Non mi interessa essere al passo con i tempi - ha spiegato Barnaba - che sono troppo veloci, questo è slow design. L'accostamento con il tema mimetico, che all'inizio mi rendeva perplesso, poi mi è molto piaciuto. Trovo sia un elemento ironico e, del resto, perfino il camouflage delle collezioni Valentino non è più camouflage". È infatti artigianalità e perfino "quell' utopia della decorazione che Piero sognava potesse incontrare l'industria". All'epoca Fornasetti combatteva contro l'ossessione geometrica, ammorbidiva anche il design di Giò Ponti (suo estimatore) ora sembra prendersi una rivincita postuma: "l'incontro con Valentino - con il tramite del critico d'arte Francesco Bonami - è stata una magia, un lavoro iniziato in modo sommesso".

A New York un allestimento speciale, basato sui cinque sensi: dappertutto il profumo d'ambiente creato da Fornasetti, poi quasi un film surrealista da ammirare, quindi il pianoforte di Cesare Picco da ascoltare, le mani bianche e nere da toccare, la grande parete di piatti da osservare, partendo da quello più famoso, con il volto di Lina Cavaliere.

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