ROMA. Fare attività fisica per prevenire i danni alla salute negli anziani non è solo un consiglio basato sul buon senso ma un dato scientifico. Esiste, infatti, una comprovata relazione tra velocità di camminata e mortalità. Una persona che percorre meno di 0,8 metri al secondo, infatti, ha un rischio di mortalità più alto del 50% rispetto a chi invece 'viaggia' a una velocità superiore al metro. Inoltre, condurre attività fisica costante e moderata, di circa mezz'ora al giorno, riduce del 18% l'incidenza di disabilità motoria grave, ovvero l'incapacità di camminare per almeno 400 metri, e del 28% l'incapacità permanente di camminare, che costringe a letto milioni di anziani. E' quanto emerge dallo studio randomizzato LIFE, (Lifestyle Interventions and Independence for Elders), guidato dall'Università della Florida, che ha osservato per quattro anni oltre 1.600 persone di età compresa fra 70 e 89 anni.
"Circa un terzo delle persone analizzate, ovvero il 32,5% ha mostrato incapacità di camminare per almeno 400 metri mentre questa incapacità è addirittura persistente nel 17% dei casi", spiega uno degli autori, Marco Pahor, Direttore di Ricerca del Dipartimento di Invecchiamento e Geriatria dell'Institute on Aging College of Medicine dell'Università della Florida. Oltre a una corretta alimentazione e a una dieta completa, anche l'attività fisica, nell'anziano, deve essere quindi considerata un intervento preventivo e terapeutico a tutti gli effetti. "Poca mobilità - prosegue l'esperto - si traduce in maggiore mortalità, istituzionalizzazione e malattie cardiovascolari. E si traduce anche in un impatto economico maggiore. "Dallo studio è emerso che le persone che non riescono a camminare per 400 metri comportano una spesa sanitaria di 13.500 dollari l'anno, quasi un terzo in più rispetto ai 9.500 dei coetanei chi non la hanno questo problema", conclude Pahor.
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