ROMA. La presenza di oceani antichissimi su un pianeta, proprio come accade sulla Terra, è indispensabile alla vita e costituisce il principale indizio per individuare i mondi esterni al Sistema Solare capaci di ospitare esseri viventi. Lo indica la ricerca condotta dal Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian e presentata nel convegno della Società Americana di Astronomia in corso negli Stati Uniti, a Seattle.
Proprio come accade sulla Terra, dove i suoi oceani esistono dalle prime epoche della formazione del pianeta, la stessa cosa potrebbe accadere sulle 'superterre' finora scoperte. Assumendo che l'evoluzione della vita su altri pianeti segua regole simili a quelle della Terra, secondo i ricercatori è possibile scoprire forme di vita soltanto nei pianeti più antichi del nostro, nati cioè almeno cinque miliardi e mezzo di anni fa.
«Quando si considera se un pianeta si trova nella zona abitabile, pensiamo alla distanza dalla sua stella e alla sua temperatura, ma si dovrebbero considerare anche gli oceani», osserva la coordinatrice della ricerca, Laura Schaefer. Sebbene l'acqua occupi il 70% della superficie della Terra, è appena una piccola frazione (appena il 10%) del pianeta, costituito soprattutto da rocce e ferro. Simulazioni al computer indicano che anche i pianeti di dimensioni confrontabili a quelle della Terra (dalla massa superiore da 2 a 5 volte) potrebbero avere oceani o averli avuti oceani per miliardi di anni e che siano evaporati solo quando la loro stella, diventata una gigante rossa, ha prodotto un calore tale da farli evaporare.
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