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La Sicilia al festival dello street food

Eventi in tutta Italia. Il racconto di chi punta nel settore

ROMA. Arancine, paninu ca' meusa, panelle, per citare qualche pietanza. Saranno anche loro tra i protagonisti dell'ultima frontiera dell'imprenditoria gourmet che fanno dello street food il punto di raccolta di storie antiche e tendenze contemporanee, dove l'interesse per la cucina genuina e l'attenzione per gli ingredienti del territorio la fanno da padroni. Reduce dal successo delle due edizioni milanesi, torna lo Street Food Truck Festival, festival a ingresso gratuito che mette insieme il cibo di qualità su ruote. E questa volta diventa «itinerante». Da marzo, toccherà le città di Roma (27, 28, 29 alla Città Altra Economia), Firenze (10, 11,12 aprile al Piazzale del Parco delle Cascine), Bologna (24, 25, 26 aprile al Parco 11 Settembre) e Milano (29, 30, 31 maggio al Carroponte) per una 3 giorni dove il cibo su ruote sarà protagonista assoluto. Camion bar, apecar, chioschetti e baracchette, food truck, furgoncini improvvisati e stand gastronomici, si muoveranno popolando le strade di specialità regionali e internazionali. «Fast, Cheap, Gourmet, Design e Spirito on the road si fondono e convivono sui camioncini allestiti come vere e proprie cucine itineranti, offrendo un'esperienza gastronomica unica, assolutamente innovativa e al passo coi tempi», promettono gli organizzatori della Barley Arts Promotion, da decenni storico promoter di concerti e spettacoli.

E tra i paladini dello street food c'è Ludovico Bonaccorsi, figlio di genitori siciliani con la gestione di un bar nell'Oasi di Vendicari. «Con il mio Ape rivestito di tela e di paglia vado in giro per l'Italia a far conoscere i nostri prodotti. Dagli arancini alle granite, dalle scacce ragusane ai cannoli riempiti al momento. E poi gassose, spume con scorze di arancia e limone, il cioccolato modicano di Bonajuto, caramelle alla carrubba e vini autoctoni». Sono anche loro tra i protagonisti dell'ultima frontiera dell'imprenditoria gourmet. «I food truck dovrebbero essere liberi di girare - commenta -, perché è questo che la gente vuole».

 

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