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Monopoly, una storia lunga oltre 100 anni: le origini del gioco più famoso al mondo

Obiettivo della sfida: concentrare il controllo assoluto del mercato immobiliare nelle mani di un solo imprenditore, il supermonopolista

ROMA. Ha da sempre appassionato grandi e piccini il gioco da tavola più famoso (e il più venduto) al mondo, il Monopoly. Giocato in 111 Paesi e tradotto in 44 lingue, prende il nome proprio dal sistema economico del monopolio. Obiettivo della sfida: concentrare il controllo assoluto del mercato immobiliare nelle mani di un solo imprenditore, il supermonopolista. Ma quali sono le sue origini? Il gioco sarebbe stato inventato per finalità molto diverse. Secondo la versione ufficiale data dalla Hasbro, fabbrica di giocattoli che ne detiene il brevetto a livello mondiale, il Monopoly è stato inventato nel 1933 da Charles Darrow.

Lui era un tecnico dei termosifoni disoccupato che arrotondava facendo il dog walker. Adottò per il suo gioco sulla compravendita immobiliare i nomi delle strade di Atlantic City dove trascorreva l’estate da bambino. Il Monopoly fu quindi brevettato nel 1935 dallo stesso Darrow e dalla fabbrica di giocattoli Parker Brothers. Morale della favola: in soli due anni vendette 2 milioni di scatole. Secondo quanto riportato dall’Harper’s Magazine, però, le vere origini del Monopoly risalirebbero già al 1903. Un’attrice del Maryland di nome Lizzie Magie inventò una sorta di proto-Monopoli per insegnare il Georgismo, ossia una filosofia economica ispirata a Henry George (1839-1897), un economista e filosofo, autore di Progesso e povertà, che sosteneva che tutto quel che si trova in natura appartiene a tutta l'umanità e che solo quel che viene creato con il lavoro appartiene agli individui.

Nel 1906 il gioco inventato da Magie fu divulgato con il nome di Landlord’s Game. Si presentava in modo quasi analogo a quello attuale tranne per il fatto che, contrariamente a quanto previsto dalle regole del moderno Monopoli, ammetteva la cooperazione tra i giocatori. Potevano cioè decidere di versare l’affitto non al singolo proprietario ma in un “piatto” comune. Quando poi nel 1906 fu pubblicata la versione definitiva del gioco, il principio dei monopoli si era già consolidato.

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