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Patto con i medici di famiglia: studi aperti nel weekend e addio alle ricette

Liste d'attesa lampo per i casi urgenti, mentre i malati cronici, come i diabetici, non dovranno più destreggiarsi nella giungla della sanità tra file e prenotazioni

ROMA. Studi dei medici di base aperti nei weekend e riorganizzazione delle Unità di cure primarie per decongestionare i pronti soccorso, addio alle ricette rosa per le prescrizioni dei farmaci: in farmacia basterà presentare il codice fiscale. E poi liste d'attesa lampo per i casi urgenti, mentre i malati cronici, come i diabetici, non dovranno più destreggiarsi nella giungla della sanità tra file e prenotazioni: sarà il medico di famiglia a presentare loro un 'pacchetto' con tutti gli esami obbligatori già fissati e prenotati.

È l'accordo firmato dalla Regione Lazio con i sindacati dei medici di medicina generale Fimmg, Smi, Snami e Intesa sindacale per la riorganizzazione dell'assistenza territoriale.  Per il governatore Nicola Zingaretti, che ha presentato il piano con il coordinatore della cabina di regia sanitaria Alessio D'Amato e il presidente della commissione Sanità Rodolfo Lena, l'accordo è «una bomba atomica che però salva e salverà le vite, una delle innovazioni più importanti della sanità del Lazio del dopoguerra». «Scommettiamo su noi stessi - il commento del leader Fimmg Pier Luigi Bartoletti - e miglioriamo il servizio alle persone».

I cittadini infatti vedranno la differenza già dalle ricette rosa. Innanzitutto il loro numero - oggi sono circa 90 milioni l'anno - scenderà drasticamente: serviranno solo per le visite e le analisi, e dal 1 dicembre riporteranno un indice di priorità deciso dal medico. Se il dottore assegnerà una 'Ù (urgente) saranno eseguite entro 72 ore, se darà una 'B' (urgenza breve) entro 10 giorni. Le analisi meno urgenti (le 'D', come differibile) entro 30 o 60 giorni, perchè, afferma Zingaretti, «chi ha un tumore non può stare in fila con chi ha un taglietto alla mano». La 'P', invece, indica le prestazioni programmate per i cronici, che nel Lazio sono 400 mila. Per loro sono stati individuati dei Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali: il medico di base consegnerà al paziente un 'calendario' con indicati gli esami da eseguire, tutti già prenotati.

Per i farmaci invece niente ricetta: la farmacia verificherà la prescrizione con il codice fiscale e rilascerà i medicinali. La 'ricetta dematerializzata' sarà sperimentata per un mese dal 1 novembre nel Viterbese e a Fiumicino.  Dal 1 dicembre, inoltre, in ogni Municipio di Roma apriranno degli 'ambulatori distrettualì dei medici di base aperti di sabato, domenica e nei festivi dalle 10 alle 19, in contatto telematico con i pronti soccorso, a cui tutti i cittadini si potranno rivolgere. Uno già esiste, ed è quello di piazza Istria, nel II Municipio; gli altri 14 saranno allestiti dentro strutture pubbliche. Ma anche le Unità di cure primarie (Ucp) dei medici di base saranno riorganizzate: oggi sono 320 quelle dei singoli medici e 387 quelle associate.

Intanto dal 1 gennaio prossimo dovranno essere segnalate da insegne e saranno mappate sul sito regionale, ed entro la fine del 2015 dovranno trasformarsi in Ucp a Sede unica. Per il consigliere d'opposizione Pietro Sbardella Zingaretti dovrebbe «decidersi a venire in Consiglio a illustrare il progetto complessivo», mentre per Fabio De Lillo (Ncd) «gli ambulatori distrettuali mettono la parola fine all'assurda idea delle Case della Salute. L'accordo va in una direzione che avevamo più volte indicato».

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