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Università, la rivolta contro la norma che "taglia" gli studenti fuori corso

La prima iniziativa è stata virtuale, provando a radunare su Facebook coloro che saranno colpiti dalla mannaia della legge di riforma Gelmini o che non concordano su questa modalità. Una chiamata alle armi che ha già reclutato oltre 1.100 studenti

PALERMO. L’esercito dei fuoricorso dell'Ateneo palermitano si ribella alle norme che prevedono la decadenza degli studenti iscritti ai vecchi ordinamenti che non si siano laureati entro marzo 2014 e annuncia mobilitazioni e azioni legali. La prima iniziativa è stata virtuale, provando a radunare su Facebook coloro che saranno colpiti dalla mannaia della legge di riforma Gelmini o che non concordano su questa modalità. Una chiamata alle armi che ha già reclutato oltre 1.100 studenti, che non ci stanno a perdere tutti gli esami sostenuti e a dovere sostenere i nuovi test per una nuova immatricolazione, ma che potrebbe avere un seguito ancora maggiore, tenuto conto che i fuoricorso a Palermo sono oltre 30 mila. «Basti pensare a tutti gli studenti lavoratori che per anni hanno provveduto a sostentarsi e contemporaneamente a studiare al fine di giungere alla agognata laurea - si legge del documento di protesta -, per non parlare delle famiglie degli studenti, che vedono gettare nel nulla tutti gli sforzi fatti per garantire ai propri figli una carriera universitaria con tasse universitarie, affitti in città e spese accessorie».

Nel lungo e circostanziato documento che sta circolando in Internet, si bolla come «scempio che si sta consumando ai danni degli studenti dell'Università di Palermo» il provvedimento del 18 gennaio 2011, in cui il Senato accademico approva le regole per dichiarare decaduti gli studenti fuoricorso. Anche altre città si sono ribellate, Cagliari per esempio, dove il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo il provvedimento dell'Ateneo. «Il precedente di Cagliari ci dà uno spiraglio di speranza», scrivono gli studenti palermitani, che criticano una delibera «Salva fuoricorso» del Senato accademico di Palermo, del 31 maggio scorso, ritenuta inadeguata a tenere conto dei vari problemi degli studenti.

I ragazzi chiedono al rettore Roberto Lagalla di annullare il provvedimento che fissa queste scadenze tassative. Ma l'Ateneo chiarisce la propria posizione e resta fermo nelle decisioni assunte dal Senato. «Il Senato accademico - spiega il delegato alla Didattica, Vito Ferro - ha fatto un atto di chiarezza e ha dato a tutti un paracadute fino a marzo 2014. Peraltro l'Ateneo ha promosso corsi di recupero che sono stati frequentati da 8000 studenti, e almeno la metà ha superato con successo gli esami che mancavano al compimento della loro carriera accademica». Il ricorso di Cagliari - chiarisce inoltre l'Ateneo - aveva come perno il fatto che l'Università non avesse offerto possibilità di uscita dalla condizione di fuori corso: Palermo, invece, ha organizzato i corsi.

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