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L'autobattesimo di Achille Lauro scatena l'ira del Vescovo, lo difende il parroco di Racalmuto

 Il vescovo di Sanremo contro il Festival e Achille Lauro. «Una triste apertura» della manifestazione canora, scrive in un comunicato Antonio Suetta, titolare della diocesi di Sanremo e Ventimiglia, riferendosi all’autobattesimo mimato da Achille Lauro nella sua esibizione. Qualcosa che, secondo il presule, conferma la «brutta piega presa da questo evento canoro e dal mondo dello spettacolo» negli ultimi tempi. Si è trattato di una «penosa esibizione che ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica» mettendo in mostra un «atteggiamento e gesti offensivi non solo per la religione ma prima ancora per la dignità dell’uomo». Esempio di «drammatica povertà artistica» che «ricorre costantemente a mezzi di fortuna per parlare del personaggio e della manifestazione nel suo complesso». In altre parole un «indecoroso scempio» solo ultimo di una serie di «attacchi continui ed ignobili alla fede». è anche il momento, secondo Suetta di «denunciare come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere» nella speranza che «a livello istituzionale qualcuno intervenga» in un constento in cui si rende necessario «arginare la grave deriva educativa» in corso. Certo, conclude il presule, «raglio d’asino non arriva in cielo» ma «ritengo opportuno stimolare le coscienze nella riflessione e i fedeli nella riparazione attraverso la preghiera».

La prima difesa arriva da Amadeus: «Rispetto le critiche del Vescovo ma l’autobattesimo di Achille Lauro non mi ha turbato e lo dico da persona molto credente», afferma.  «Non possiamo pensare di essere staccati dall’attualità, ma credo non abbia mancato di rispetto a nessuno. Un artista deve potersi esprimere liberamente».  «Non c’è mai la volontà di veicolare trasgressioni. C’è sempre attenzione al prodotto», rincara Stefano Coletta, direttore di Rai1. “Io voglio credere alla bontà di Achille Lauro, che ha dichiarato di aver fatto quel gesto per un messaggio a sua madre - ha aggiunto Coletta -. Non penso sia una scusa o un artificio: ogni arte ammette una libertà di espressione. Quindi accogliamo con dispiacere che la Chiesa legga l’esibizione come un affronto al sacramento del battesimo».  Anche un parroco  si schiera con l'artista. «Ma è possibile che tutta la cattolicità vi viene fuori quando canta Achille Lauro? Scandalizzatevi per altro e fatevela una risata ogni tanto!», dice in un tweet don Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa, e attualmente sacerdote a Racalmuto.

Non è la prima volta che la Chiesa «bacchetta» il festival della Canzone italiana con l’accusa di «aver in qualche modo offeso“ il sentimento dei credenti con determinate performance. Per restare vicini nel tempo, l’anno scorso a far arrabbiare il vescovo era stato l’intero festival e in particolare uno dei quadri di Achille Lauro in cui aveva cantato con Fiorello che indossava una corona di spine. Suetta aveva riferito di avere ricevuto «tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive» nel corso del Festival. Ed esprimendo “riprovazione e dispiacere», aveva voluto ma in ogni caso vuole confortare la fede «dei piccoli» e «dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità». Anche Pasquale Traetta, il «don Ariston» storico cappellano del festival, aveva osservato: «Va bene tutto, però quella corona di spine Fiorello e Achille Lauro se la potevano risparmiare... Per noi cristiani, specie ora che è tempo di Quaresima, quella corona di Gesù ha un significato spirituale importante che non può diventare un momento di banalissimo spettacolo... Appena li incontro glielo dirò».

Nel 2020 a scaldare gli animi ci fu Junior Cally che Suetta infine invitò anche a venire a messa. «Mi farebbe piacere incontrarlo per scoprire la persona oltre la maschera» disse. Risalendo invece molto indietro nel tempo Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti furono «tollerati» nel 1966 per la loro «Dio come ti amo» ma nel ‘67 fu esclusa Dio è morto, dei Nomadi. Passò 4/3/1943 di Lucio Dalla, vincitore morale dell’edizione del ‘71, ma solo dopo un ripescaggio in extremis e l’eliminazione del titolo «Gesubambino» e alcuni importanti versi. Nel 1980 ci fu il dramma Roberto Benigni che se ne uscì con il celebre «Wojtylaccio» riferendosi a papa Giovanni Paolo II: oltre a mille polemiche e dibattiti in Parlamento l’attore subì un processo in Vaticano e fu condannato a un milione di multa e un anno di galera con la condizionale. Oltre al finto pancione di Loredana Bertè del 1986, molte canzoni fecero rumore in un senso o nell’altro per i temi trattati: nel 1988 i Ricchi e Poveri sulla clonazione con Nascerà Gesù, nel 1993 Nek contro l’aborto con In te (anno in cui Mietta fu costretta a cambiare il testo di Figli di chi in Credendo in Dio), nel 2002 Fiordaliso sul divorzio con Accidenti a te, nel 2010 Povia sull’eutanasia con La verità. Nel 2001 creò tensione l’esibizione di Eminem a cui fu chiesto di rivedere alcune parti dei suoi testi dopo che il Centro degli studi teologici di Milano fece esposto ufficiale alla procura di Sanremo. Il rapper fu strenuamente difeso da Raffaella Carrà e si esibì scatenando comunque polemiche e reazioni varie. Bisogna registrare anche molte canzoni dedicate alla fede: da Paola Turci con Ringrazio Dio nel 1990 all’Ave Maria di Renato Zero nel 1993, da La mia preghiera di Pupo nel 1992 al Padre nostro degli Oro del 1997 e, in tempi più recenti, Arisa con Guardando il cielo (2016).

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