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Amadeus e la lettera prima del Festival: "La pandemia ci ha stravolto la vita, proverò a regalare serenità"

Amadeus

«Ho pensato a quello che so fare: il presentatore. Non posso (magari fossi in grado) risolvere i problemi di chi ha perso il lavoro, non posso essere io a proteggere il Paese dal contagio, nè posso pianificare la campagna dei vaccini. Io posso solo organizzare un Festival, posso inventare e improvvisare, con il mio amico Fiorello, uno show che regali alla gente un po' di leggerezza e di divertimento».

Pensando a un’anziana signora con indosso un cappotto color cammello e a tanti altri che guardano al Festival di Sanremo e alla tv come a un punto di riferimento, parziale ma comunque riferimento.

Lo scrive Amadeus, conduttore della 71esima edizione del Festival che parte questa sera dal teatro Ariston, diretta su Rai1, in una lettera a Leggo spiegando i motivi che lo hanno spinto a dirigere anche quest’anno il Festival.

«È incredibile quello che abbiamo vissuto tutti, nessuno escluso, dalla fine del Festival 2020 a oggi. Un anno difficilissimo che ha messo a dura prova tutti e tutto: la pandemia ci ha stravolto la vita, a tanti ha fatto perdere gli affetti, il lavoro, la sicurezza del presente e il sogno del futuro - scrive Amadeus -. Con tutto questo negli occhi, nella testa e nel cuore ho pensato a lungo se fosse giusto farlo, il Sanremo del 2021. Io ero disponibile ma sentivo tanta incertezza intorno».

E qui entra in gioco l’anziana signora: «Un giorno di ottobre mentre stavo facendo la spesa a Ponte Milvio a Roma sono stato fermato con un’educazione di altri tempi da una gentile signora. Aveva i capelli grigi e curati, indossava un paltò color cammello, trascinava un carrellino. Mi ha parlato a voce bassa, mi ha raccontato di essere vedova. E poi guardandomi negli occhi mi ha ripetuto più volte la parola serenità. Sì, la serenità della sua televisione, delle canzoni, di un Festival che ha sempre seguito. Se lo avessi fatto, mi ha detto, avrei aiutato lei e quelli come lei a vivere finalmente una cosa normale. Ho pensato a quelle parole».

E «credo sia stata proprio quell'anziana signora - aggiunge il direttore artistico - a incoraggiarmi ancora di più ad organizzare il Festival di Sanremo 70+1. E l’ho fatto, credetemi, con tutto me stesso e con l’aiuto di molte persone, in condizioni difficilissime. L’ho fatto rispettando ogni norma di sicurezza ma soprattutto pensando a chi vive di musica, a chi vive di televisione e spettacolo, al Paese reale, quello che sta lottando per ritrovarsi. Abbiamo scoperto, infatti, che la normalità è una cosa straordinaria. E proprio per riavere un po' di quella normalità, abbiamo lavorato in maniera straordinaria».

E oggi si riparte, «non avrò spettatori in sala ma mi rincuorerò pensando al pubblico della tv e, soprattutto, a quella signora col paltò cammello di Ponte Milvio».

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