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Sanremo, Amadeus: "In 500 su nave-bolla. Il pubblico? Anche gli operatori sanitari vaccinati"

La conduzione insieme ad Amadeus

Ormai non è più una pensata e basta, una fantasia nel nome della musica leggera. Quella di una nave-bolla che ospiti 500 persone che costituiscano il pubblico, lo stesso ogni sera per cinque serate, che poi prenderà posto in sala al Teatro Ariston per seguire in presenza il Festival di Sanremo è qualcosa di più di una fantasia.

E’ un’idea, anzi un progetto a cui si sta lavorando alacremente, con sempre più intensità per verificarne appieno la praticabilità. Lo ha detto Amadeus, direttore artistico e conduttore della rassegna programmata dal 2 al 6 marzo prossimi. In un’intervista oggi a Rtl 102.5 all’interno del programma 'Non Stop News' ha sottolineato "noi stiamo lavorando per il 2 marzo, dobbiamo essere in grado di fare un Festival seguendo tutte le regole sanitarie. Nessuno deve essere messo a rischio, ma dobbiamo lavorare per fare un Festival il più normale possibile. Sanremo non lo puoi fare senza pubblico".

E in merito alla controversa questione della nave per il pubblico ha spiegato che "l'idea è quella di creare una 'bolla' per lo meno per le 500 persone della platea, che siano sempre le stesse, così che possano assistere alle serate, e per far in modo che succeda devono essere messe in protezione e non avere contatti con nessuno. Passeranno una settimana di vacanza sulla nave con tamponi quotidiani e la sera verranno portati al teatro con pulmini di al massimo 20 persone. Non è facile, ma si può fare. E’ un’idea che sta diventando concreta, nel senso che ci stiamo seriamente lavorando e ho saputo che sono curiosi da ogni parte del mondo, perchè non è mai accaduto".

Quanto agli spettatori, "potrebbero essere, almeno in parte, gli operatori sanitari già vaccinati. Perchè no?", ha detto Amadeus, rilevando peraltro che "intanto il vaccino è l’arma che abbiamo per combattere il virus, dobbiamo fare molti più vaccini, dobbiamo viaggiare".

E i giornalisti saranno in presenza a Sanremo? "Io voglio i giornalisti in sala stampa a Sanremo", ha detto Amadeus.

A tutto questo fa però da contraltare la posizione dei pubblicitari, secondo cui è invece un messaggio sbagliato, anzi "una nota stonata" per restare in tema, sostenere che il pubblico sarà in sala all’Ariston. Per Vicky Gitto, presidente dell’ADCI, Art Directors Club Italiano, l’associazione che da 35 anni riunisce i principali creativi e pubblicitari italiani, l’ipotesi del pubblico in sala, «caldeggiata dal governatore della Liguria Giovanni Toti, ma anche ipotizzata dallo stesso Amadeus» è una eventualità che non convince.

Nonostante i pubblicitari siano sempre molto attenti alla kermesse canora visto che il Festival è un enorme raccoglitore di budget pubblicitari (basti pensare che l’edizione dello scorso anno, la numero 70, ha registrato una raccolta di 37 milioni di euro).

"In un momento in cui la pandemia aggredisce, l’economia è in crisi e tutti, e nello specifico penso al mondo della cultura, spettacolo, eventi, intrattenimento è diligentemente fermo - commenta il presidente dell’ADCI - ipotizzare un Festival aperto al pubblico, peraltro in maniera molto forzata tra 'bollè, navi da crociera, tamponi a gogo, ci suona, per utilizzare un garbato eufemismo, come una nota stonata. Intanto ritengo non ve ne sia bisogno: il Festival è uno show televisivo, non teatrale, cui certamente la presenza in platea di qualche centinaio di 'privilegiatì non aggiunge nulla. Anzi, in quanto tale vive benissimo senza una claque e non ho dubbi che, come sempre, sarà visto e goduto da tanti milioni di italiani. Le moderne tecniche televisive, cinematografiche e mediatiche consentono tante interessanti soluzioni per comunque dare ritmo, fragore e attrattività alle serate".

"Ma soprattutto - prosegue il rappresentante dei pubblicitari italiani, - ed è questo l’aspetto rilevante su cui invitiamo Rai, Amadeus e gli organizzatori del Festival, ma anche il governatore Toti che auspica platee aperte, a riflettere: che messaggio passerebbe a tutti gli italiani che stanno affrontando grandi sacrifici? Che musei, cinema, teatri e tutto l’indotto debbano diligentemente, come peraltro stanno facendo, starsene chiusi e invece il Festival di Sanremo?".

Gitto riconosce che "è tradizione, ed è anche simpatico, che la vigilia del Festival sia caratterizzata da piccole polemiche di costume ma questa sul pubblico in sala, per quanto contingentato, vorremmo non proseguisse neanche come ipotesi proprio perchè l’immediato effetto a cascata sull'opinione pubblica e sul settore dell'intrattenimento è davvero incoerente con quello che invece dovrebbe essere il ruolo e l’esempio che va testimoniato con coerenza agli italiani tutti, soprattutto dalla Rai che è uno dei più potenti veicoli culturali nazionali in grado di incidere sui comportamenti degli italiani". AGI

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