Alcune saranno pure un po’ obsolete, quantomeno rispetto alla media nazionale, ma quelle più giovani non mancano di certo e al netto della data di fabbricazione – anche se in questa materia l’età pesa, eccome – a spiccare è il totale, la somma di tutte le macchine: un risultato che, un po’ sorpresa visti i tempi d’attesa necessari per alcune prestazioni, piazza la regione in vetta alla classifica tricolore, rischiando però di essere vanificato dalla carenza cronica di personale negli ospedali. Stiamo parlando delle grandi apparecchiature sanitarie presenti nell’Isola, censite dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in un report pubblicato ieri con dati aggiornati a maggio 2024, che in Sicilia registrano 650 strumenti diagnostici complessi fra Tac, Risonanze magnetiche, acceleratori lineari, sistemi robotizzati per chirurgia endoscopica, sistemi Tac-Pet, Gamma camere computerizzate, Mammografi e Angiografi: un elenco che raggiunge la quarta quota più alta d’Italia dopo Lombardia, Lazio e Campania. Più nel dettaglio, 346 unità si trovano nei presidi pubblici, 285 nei centri privati accreditati e 19 in quelli non accreditati, per un’incidenza sulla popolazione pari a 135 macchine ogni milione di abitanti, leggermente inferiore all’asticella nazionale (140 per milione) ma in linea con il blasonato sistema sanitario lombardo, tra i picchi delle gamma-camere per la scintigrafia e delle Tac, dove le soglie raggiungono rispettivamente il secondo posto e il quinto, e le forti carenze dei sistemi robotizzati per la chirurgia endoscopica e degli angiografi, categorie nelle quali il territorio risulta penultimo e quintultimo, risalendo al quarto posto per quantità di mammografi. C’è poi il capitolo dell’età, dove le performance, invece, non risultano buone. La Sicilia, infatti, è una delle regioni con la più alta percentuale di apparecchiature che superano il decennio: il 56% del totale rispetto al 37% di media nazionale, mentre solo il 23% ha meno di cinque anni contro il 33% rilevato nel resto d’Italia. Ma il quadro appare comunque con più luci che ombre, il guaio, però, rimarca Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri, è che «se da una parte gli strumenti diagnostici non mancano, dall’altra il loro utilizzo è frenato dalla carenza d’organico tra camici bianchi e personale tecnico. Un esempio? Negli ospedali riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo abbiamo cambiato quattro Tac e due Risonanze magnetiche oltre a due angiografi digitali in Radiologia e uno in Cardiologia, abbiamo dunque un parco macchine all’avanguardia, ma se continueranno a mancare i medici radiologi questi strumenti funzioneranno a regime ridotto. Negli ultimi tre anni si è riusciti a dare maggiori risposte grazie alle prestazioni aggiuntive, ma ancora oggi non si è capito che intenzioni abbia la Regione in merito per il 2025. Il rischio è di spartire i fondi quasi esclusivamente ai privati che negli ultimi mesi dell’anno esauriscono comunque il budget e fanno solo prestazioni a pagamento». Un altro esempio, sempre nel capoluogo, è rappresentato dal Dipartimento di radiologia diagnostica del Civico, «dove a fronte di apparecchiature al top», spiega il direttore Domenico Messana, «c’è ancora un gap nelle pianta organica di tecnici e infermieri, necessari per iniettare i mezzi di contrasto durante una Tac o una Risonanza e per diverse altre attività: un’equipe rimasta sostanzialmente identica a quella di otto anni fa, quando c’erano meno macchine e meno performanti delle attuali». Ma tra non molto il deficit dovrebbe essere colmato. Va infatti ricordato, sottolinea il direttore del dipartimento della Pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute, Salvatore Iacolino, che per arginare queste insufficienze, in linea con gli obiettivi di programmazione della Regione, Asp e Aziende ospedaliere hanno riavviato (o stanno per farlo) la stagione dei concorsi con nuovi bandi. Al momento, ci sono circa 300 posti in gioco a Palermo, 189 a Catania, 170 a Caltanissetta e 150 a Siracusa, solo per citare i numeri più corposi