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Nuovi trattamenti per le maculopatie

Gli over 50 sono i più colpiti dalle patologie oculari che interessano l’area che si trova al centro della retina

Sensibilizzare sulle maculopatie, in particolare Degenerazione Maculare legata all’età Umida (nAMD) ed Edema Maculare Diabetico (DME), e far emergere i bisogni non soddisfatti di pazienti e caregiver, tra cui il mantenimento di una vita sociale e lavorativa attiva: sono questi gli obiettivi della campagna «Il tuo punto di vista conta - non lasciare che le maculopatie ti fermino», presentata a Milano e promossa da Roche Italia con il patrocinio di Associazione Pazienti Malattie Oculari (APMO), Comitato Macula, Retina Italia ODV e Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO). Le maculopatie sono patologie oculari che interessano l’area che si trova al centro della retina, ovvero la macula. Le più diffuse sono la degenerazione maculare legata all’età e l’edema maculare diabetico, che colpiscono principalmente le persone con più di 50 anni, la fascia di età più rappresentativa della popolazione italiana con una piena vita sociale e spesso anche lavorativa. Queste patologie hanno anche un impatto enorme sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro caregiver.

La degenerazione maculare legata all’età colpisce la parte della retina deputata alla visione centrale nitida e dettagliata e, a seconda di come la macula viene danneggiata, ne esistono due tipi: «AMD secca» e «AMD neovascolare o umida». La AMD neovascolare o «umida» (nAMD) è la forma più avanzata e si caratterizza per la crescita incontrollata di nuovi vasi sanguigni anomali sotto la retina. Se non trattata, può provocare una perdita rapida e grave della vista. Circa 20 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di nAMD, che è la causa principale di perdita della vista negli ultrasessantenni. In Italia, colpisce prevalentemente la fascia d’età 65-69 anni e over 85 con un’incidenza rispettivamente del 2,1% e del 3,7%. Anche l’edema maculare diabetico (DME) è una grave patologia della vista, una complicanza del diabete (tipo 1 e tipo 2). Nel mondo sono circa 21 milioni le persone che ne soffrono. Gli alti livelli di glucosio deteriorano i piccoli vasi sanguigni della retina che, una volta danneggiati, iniziano a sanguinare e riversare liquidi nella macula. L’accumulo di liquidi provoca quindi un edema. Se non trattato adeguatamente può portare a un’importante ipovisione e peggioramento della qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti. Ad oggi, il trattamento principale per le maculopatie prevede l’utilizzo di inibitori del VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare), una proteina che stimola la crescita di nuovi vasi sanguigni.

Nella maggior parte dei pazienti, gli inibitori del VEGF, somministrati attraverso iniezioni intravitreali, possono migliorare la visione se la diagnosi è stata precoce e il trattamento tempestivo e se eseguito a cicli regolari nel tempo. Tuttavia, malgrado l’impatto positivo degli stessi nella gestione terapeutica di queste patologie, permangono ancora diversi problemi legati alle somministrazioni frequenti di questi trattamenti e, in definitiva, all’efficacia a lungo termine dopo la loro sospensione. «Ciò che spaventa il paziente è che molti trattamenti per la maculopatia dovranno essere ripetuti per il resto della vita. Questo, unito al fatto che molti pazienti non sono autonomi, contribuisce ad una riduzione dell’aderenza terapeutica, con conseguente peggioramento della malattia. E questo è esattamente ciò che non vogliamo che accada. Grazie alla continua ricerca nel segmento delle patologie oculari, i pazienti avranno a disposizione nuovi trattamenti che li faciliteranno sempre di più nella corretta compliance della terapia, fondamentale per un importante e significativo recupero della visione e di una vita sociale e quotidiana attiva», spiega il Professor Francesco Viola, Direttore Struttura Complessa Oculistica della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Professore all’Università degli Studi di Milano. «L’AMD e il DME causano al paziente una rapida perdita dell’autonomia, per la progressiva riduzione della visione centrale e dettagliata. Questo ha un impatto notevole sia sulla quotidianità sia sulla psiche della persona e dell’intero nucleo familiare. Ad esempio, l’edema maculare diabetico, essendo associato al diabete e non all’età, può colpire anche pazienti più giovani che all’improvviso non possono più lavorare.

Una diagnosi tempestiva per il glaucoma

Una fetta consistente di pazienti affetti da glaucoma potrebbe controllare meglio la malattia ed evitare i danni al nervo ottico se si sottoponesse subito a un intervento per drenare il liquido in eccesso all'interno dell'occhio invece di impiegare soltanto colliri. Tuttavia, oggi i pazienti aspettano almeno 7-10 anni prima di sottoporsi alla procedura. È quanto sottolineano gli esperti della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche. Il glaucoma colpisce circa 800mila italiani e si stima un paziente su 3 non sia consapevole di soffrire della malattia. È causato da «un incremento della pressione all'interno dell'occhio che dipende dalla degenerazione di una sorta di “colino” intraoculare che regola la quantità di liquido che l'occhio è in grado di drenare», spiegano gli specialisti. «Invecchiando, la funzione di drenaggio di questo colino peggiora, il liquido si accumula, la pressione sale e il nervo ottico viene pian piano danneggiato». Il trattamento prevede l'uso dei colliri per abbassare la pressione oculare. Tuttavia, il 30-70 per cento dei pazienti non li assume correttamente e il 50% li abbandona entro 6 mesi. L'intervento, con il laser o chirurgia mini-invasiva, potrebbe rappresentare la soluzione. Un recente studio «ha dimostrato che nel 70% dei casi gli occhi operati con il laser mantengono una pressione intraoculare nella norma e che la progressione del danno visivo avviene nel 20% dei casi contro il 27% dei pazienti trattati con i colliri», continuano i medici. Risultati analoghi si ottengono intervenendo subito con la chirurgia. Resta fondamentale la diagnosi tempestiva: importanti i controlli regolari, la misurazione della pressione intraoculare e l'esame del fondo oculare.

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