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Coronavirus, anche in Italia una mutazione genetica lo rende più contagioso

Particelle di coronavirus viste al microscopio eletttronico (fonte: NIAID)

Una mutazione, delle 8000 finora studiate, del virus SarsCov2 potrebbe renderlo ancora più contagioso. Si chiama D614GC ed è localizzata nella sua principale arma,vale a dire la proteina Spike, che gli apre la strada nelle cellule umane.

Questa mutazione gli permette di replicarsi meglio e più velocemente all’interno delle cellule, rendendolo quindi più contagioso. Ancora però non è stato accertato che lo renda più cattivo, come precisano sulla rivista Cell i ricercatori della Duke University e del laboratorio nazionale di Los Alamos negli Usa, guidati da Bette Korber.

La mutazione era già stata descritta ad aprile dagli stessi ricercatori in uno studio pubblicato sul sito bioRxiv, senza però revisione scientifica. Dopo aver preso in considerazione i commenti di altri colleghi e giunti dalla rivista Cell, gli studiosi americani hanno condotto ulteriori esperimenti, analizzando i dati di 999 pazienti britannici ricoverati per Covid-19.

È stato così osservata una maggiore quantità di particelle virali in chi aveva questa mutazione. Gli esperimenti condotti in laboratorio hanno anche mostrato che questa variante rende il virus dalle 3 alle 6 volte più capace di infettare le cellule umane.

Il dato sicuro è che questa mutazione è ormai «diventata dominante nel mondo, perchè ha dato un vantaggio selettivo al virus. C'è in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, non c'era a Wuhan», rileva Giorgio Palù, virologo dell’università di Padova.

«In laboratorio si è visto che permette al virus di infettare meglio le cellule umane, e in vivo sembra avere una carica virale maggiore. Se la carica virale è più alta, la trasmissione è più facile. Questa variante rende quindi il virus più contagioso», prosegue Palù. Se lo renda più virulento, cioè capace di provocare forme più gravi di Covid-19, è ancora da dimostrare.

"Per questo servono ulteriori studi di conferma. Ci sono del resto anche persone asintomatiche con questa mutazione. La cosa che non bisogna dimenticare - conclude Palù - è di mantenere comunque alta la cautela, continuando ad indossare le mascherine, lavarsi le mani e mantenere il distanziamento. L'infezione dipende infatti da quante persone ci sono in giro, da quanti contatti abbiamo e da quanto tempo dura l’infezione nell’organismo».

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