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Batterio New Delhi, crescono i casi in Toscana: come avviene il contagio

Sono in aumento i casi di pazienti che in Toscana hanno contratto il batterio New Delhi. L'Agenzia regionale di sanità della Toscana ha registrato da novembre 2018 ad oggi 136 persone nel cui sangue è stato isolato il
batterio. Il dato è stato diffuso nel pomeriggio sul sito dell'Agenzia che ogni mercoledì pubblica il monitoraggio settimanale sulla diffusione del super batterio Ndm. Il 6 novembre scorso i casi rilevati erano 132.

I casi, spiega l'Agenzia, "sono risultati letali nel 33% dei pazienti con sepsi (non necessariamente si tratta di decessi dovuti all'infezione specifica), percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici".

Il batterio New Delhi -  il cui nome è stato coniato nel 2008 quando venne isolato nel sangue di un paziente svedese che era stato prima ricoverato in un ospedale in India - è un nuovo ceppo del batterio Klebsiella, più resistente ai farmaci e che in passato ha già colpito gli ospedali toscani. Si tratta di microrganismi che si trasferiscono dalle mani degli operatori sanitari o in seguito procedure mediche particolarmente invasive.

Il contagio può avvenire anche attraverso una ferita infetta o con il contatto di dispositivi medici infetti, o ancora dalle feci di pazienti colonizzati. A diffondere il batterio può essere semplicemente anche un paziente che da un ospedale si sposta in un altro.

Alcuni reparti possono essere più esposti alla diffusione del batterio New Delhi rispetto ad altri, come per esempio le terapie intensive dove sono ricoverati i pazienti con difese immunitarie compromesse. In Italia il rischio è tra i più elevati in quanto il nostro è tra i Paesi europei con il maggiore tasso di antibiotico-resistenza e con il maggior numero di infezioni batteriche che abbattono gli effetti degli antibiotici.

In Toscana l'Ndm, cioè il New Delhi Metallo beta-lactamase, un enzima prodotto da batteri presenti nell’intestino che sono in grado di distruggere molti tipi di antibiotici, ha già provocato la morte di 31 persone e ne ha infettate altre 75.

Riscontrata l'ampia diffusione del batterio nelle sue strutture sanitarie, la Regione Toscana ha inviato a novembre 2018 una segnalazione al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e nel maggio scorso ha redatto un documento con le indicazioni per contrastare l’epidemia.

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