PALERMO. Ad arrampicarsi dappertutto lo si impara già da bambini, ancora prima di camminare. Poi da grandi, quelle che prima erano le gambe del papà o le sedie dei tavoli, si trasformano in pareti e montagne, fino a diventare gli strumenti di un vero e proprio sport. È il free climbing, una disciplina che oggi cattura sempre più appassionati, sia a livello amatoriale che agonistico.
I numeri parlano chiaro: negli ultimi sei anni la FASI - Federazione Italiana di Arrampicata Sportiva - ha registrato un boom di tesseramenti, passando dagli 8.491 del 2007 agli oltre ventimila del 2013. Un andamento che si ripercuote nella stessa misura anche in Sicilia. «Nell'ultimo anno il numero di tesserati è raddoppiato», conferma Davide Mandrà, consigliere nazionale FASI e allenatore nazionale di terzo livello CONI/SNAQ. Gli iscritti nell'Isola sono arrivati a 501, di cui 424 nella sola città di Catania. E, con sette società affiliate al Coni sparse tra Messina, Siracusa, Catania ed Enna, anche «nelle sale di arrampicata l'affluenza è notevolmente cresciuta».
Un ottimo risultato per una federazione nata appena 25 anni fa e che ha da poco ottenuto il riconoscimento da parte del CIP di Disciplina sportiva paraolimpica, entrando a far parte anche del programma di «alfabetizzazione motoria» nelle scuole primarie. L'obiettivo adesso è raggiungere le Olimpiadi. «Le linee guida che ha dato il Consiglio vanno proprio in questa direzione - spiega Mandrà -. L'appuntamento più importante sarà ad agosto a Nanchino, in Cina, per i prossimi Youth Olimpic Games in cui l'arrampicata è stata inserita come disciplina dimostrativa».
Nato nel 1985, il free climbing - secondo Mandrà - è anche «un modo per poter conoscere a fondo il proprio corpo» perché «aiuta a sviluppare una serie di abilità tra cui controllo fisico e mentale, forza, agilità ed equilibrio. Si pensa sempre che l'arrampicata sia limitata alla parte superiore del corpo, ma oltre ad addome, braccia e lombari anche le gambe svolgono un compito importante. Affinché il movimento risulti fluido, infatti, esso deve partire dalla punta del piede, interessare polpacci, quadricipite, addominali e solo alla fine arrivare al braccio. È uno sport adatto a tutti, dai bimbi di 4 anni agli adulti over 60, e non c'è alcuna controindicazione per praticarlo a livello amatoriale».
Nella dimensione agonistica, invece, ci sono alcune differenze legate alle tre specialità di gara: lead, speed e boulder. La prima è la classica salita dal basso con la corda su pareti lunghe tra i 15 e i 25 metri; nello speed conta il tempo di salita: «il velocista deve avere forza esplosiva e reattività»; mentre «per chi pratica il boulder - dove si sale su strutture di 4 metri senza corda - è necessaria grande fantasia motoria».
Gli allenamenti però non consistono solo nell'arrampicata. «Si utilizza la sala pesi per la preparazione generale - continua Mandrà -, mentre moschettoni, corda e imbragatura, insieme ai materassi per parare le cadute nel boulder vengono usati per l'allenamento specifico, in sale appositamente adibite con muri di arrampicata di svariate inclinazioni». «Se si vogliono ottenere risultati nelle competizioni, l'impegno deve essere massimo - conclude Mandrà -. Tutto va programmato e, per questo, spesso si è costretti a ripetere la stessa sequenza così tanto da consumare le impronte. Il tempo speso nell'allenamento è tanto, ma il raggiungimento del top in gara ripaga tutti i sacrifici dell'anno e questo vale per tutti, sia agonisti che amatori».
Conoscere i limiti del nostro corpo La Sicilia scopre l’«arrampicata»
La passione per il «Free Climbing». Negli ultimi 6 anni quasi triplicati i tesserati alla federazione nazionale: nell’Isola sono 501, la maggiora parte nella provincia etnea
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