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Sanità, negli ospedali italiani si sbaglia in 5 casi su 100

Statistica simile più o meno a ciò che avviene in Francia, Spagna, Olanda e Canada. E in oltre il 56% dei casi si tratta di errori clinici che possono essere prevenuti

MILANO. Negli ospedali italiani si sbaglia più o meno quanto in quelli francesi, spagnoli, olandesi e canadesi: in circa 5 casi su cento. Meno della media dei dati internazionali (9%). E in oltre il 56% dei casi si tratta di errori clinici che possono essere prevenuti, se il personale sanitario applica protocolli e linee guida.
E' quanto emerge da uno studio italiano che misura il tasso d'incidenza degli eventi avversi e la loro prevenibilità, pubblicato sulla rivista 'Epidemiologia&Prevenzione'. La ricerca è stata condotta su oltre 7500 su cartelle cliniche di pazienti ricoverati nel 2008 in 5 grandi ospedali ubicati al Nord, al Centro e Sud. La distribuzione di eventi avversi per specialità è risultata prevalente in area medica (37,5%), seguita dalla chirurgia (30,1%), pronto soccorso (6,2%) e ostetricia (4,4%). "Dire che il personale sanitario commette un errore in media in 5 persone ogni cento ricoverate – spiega Riccardo Tartaglia, del Centro di gestione rischio clinico e sicurezza del paziente della Regione Toscana - non significa che il 5% dei pazienti muore come conseguenza degli sbagli medici, come accaduto nel recente caso del neonato di Roma avvelenato da una flebo sbagliata". Lo studio ha catalogato come eventi avversi da errore clinico varie situazioni, le cui ricadute vanno dal semplice prolungamento della degenza con necessità di ulteriori terapie (66%) all'errore nella somministrazione di una terapia senza esito, fino alla presenza di una disabilità al momento della dimissione (18%) e del decesso del paziente (10,6%)". Tuttavia il tasso di eventi avversi identificato in questo studio "conferma - conclude Tartaglia - anche a livello italiano la gravità e rilevanza delle conseguenze della ridotta sicurezza delle cure".

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