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Addio ai manicomi in Italia: chiudono gli ultimi, uno a Palermo

C'è anche Villa Stagno tra le strutture private che cessano di essere ospedali psichiatrici a 32 anni dalla legge Basaglia che lo aveva previsto. Tuttavia la casa di cura palermitana annuncia: " La nostra attività continua"

ROMA. Dopo 32 anni dalla legge Basaglia l'Italia dice definitivamente addio ai manicomi. Ultimi a chiudere i battenti, tre ex ospedali psichiatrici del Sud, due in Puglia e uno in Sicilia, istituti privati accreditati che hanno trasferito i loro ospiti, quasi trecento in tutto, in strutture residenziali che adesso dovranno essere nuovamente accreditate dalle Regioni.    
La fotografia del superamento definitivo delle strutture ex manicomiali arriva dalla relazione al Parlamento del ministero della Salute, che dal '99 aveva il compito di monitorare l'andamento dei programmi regionali.    
Nonostante la chiusura dei manicomi fosse già prevista dalla legge 180, infatti, il percorso per arrivare alla presa in carico sul territorio dei pazienti psichiatrici è stato lento, anche per le difficoltà delle Regioni a reperire il personale e a rendere effettivamente disponibili le più 'moderne' strutture residenziali.    



La chiusura degli ex ospedali psichiatrici pubblici (75 ancora in vita al censimento del 1996) si era conclusa nel 2005, mentre a quella data (cui risale anche l'ultima relazione del ministero) erano ancora funzionanti quattro strutture private, quella di San Colombano al Lambro (che ha concluso la fase di passaggio degli ultimi 69 pazienti alle strutture residenziali accreditate nel 2007), quello di Santa Maria di Foggia, il Don Uva di Bisceglie e il Villa Stagno di Palermo, che tuttavia annuncia: «La casa di cura Stagno non ha chiuso i battenti ma ha riconvertito la propria attività con un indirizzo riabilitativo psichiatrico (comunità terapeutica) e quest’anno ha trasformato la divisione per acuti in unità operativa di lungodegenza postacuti», precisa uno dei  titolari, Antonio Stagno, in relazione alle notizie sulla chiusura in Italia degli ultimi ex ospedali psichiatrici. «L’unità operativa di lungodegenza - spiega Stagno - dispone di 46 posti letto e rappresenta una novità nel panorama assistenziale, di cui la Regione aveva necessità. L’attività dell’unità operativa si inquadra in un ambito ospedaliero e non è da confondersi con l’assistenza fornita dalle altrettanto necessarie residenze sanitarie assistite, ma certamente a bassa intensità di cure mediche e infermieristiche e, quindi, indirizzate a pazienti con patologie a caratterizzazione geriatrica e con tempi di permanenza ben più lunghi».


Ora che anche i malati (117 al S.Maria e 158 al Don Uva in Puglia e 18 a Palermo, tutti classificati come "non psichiatrici") sono stati trasferiti in strutture residenziali interne agli istituti, per Massimo Cozza, segretario della Cgil Medici, che partecipò all'osservatorio sul superamento dei manicomi, costituito nel '95, ''possiamo dire che finalmente anche gli ultimi manicomi sono chiusi. E' una buona notizia". Ma la partita non sarà completamente "vinta" fino a quando non si risolverà la questione degli Ospedali psichiatrici giudiziari "ex manicomi criminali ancora vivi e vegeti, con più di 1.000 pazienti ancora tenuti in condizioni disumane, come hanno dimostrato le indagini della commissione d'inchiesta giudata da Ignazio Marino". Senza contare, aggiunge Cozza "che non è ancora concluso in modo adeguato il percorso di costruzione della rete dei dipartimenti di salute mentale sul territorio per tentare di dare risposte esaurienti ed adeguate ai bisogni di salute mentale". A distanza di 32 anni, insomma, "serve un impegno maggiore da parte di tutti per attuare i principi ancora validi della legge Basaglia". 

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