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Blindati tre miliardi per il Ponte sullo Stretto, Irpef e Tfr: così la manovra è pronta a cambiare

Un rendering del Ponte sullo Stretto.ANSA/US MIT+++ NPK +++

Altri tre miliardi di risorse per il ponte sullo Stretto di Messina. Un nuovo semestre di silenzio-assenso per destinare il Tfr alla previdenza complementare. Il taglio della seconda aliquota Irpef con l’allargamento dello scaglione fino a 60mila euro di reddito. E poi il bonus per i corsi extrascolastici dei figli e la stretta sulle società che ricevono contributi pubblici.

È lungo l’elenco delle proposte con cui il Parlamento punta a modificare la manovra, che ad un mese e mezzo dal varo in Consiglio dei ministri entra nel vivo dei lavori alla Camera. Con circa 250 emendamenti «super segnalati» pronti alla sfida del voto in commissione.

Su tutto vigila il Mef, pronto a fermare qualunque proposta non abbia le adeguate coperture. A complicare la partita, poi, il rischio di nuove frizioni nella maggioranza, come quelle che hanno portato alla spaccatura sul canone Rai.

Il taglio Irpef

I temi potenzialmente divisivi, del resto, non mancano. A partire dall’ulteriore taglio dell’Irpef per il ceto medio, che Forza Italia punta a fare subito in manovra - anche fosse solo per ridurre la seconda aliquota di un punto - con i soldi del concordato biennale. Si può fare, va in pressing il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri: «a disposizione del taglio delle tasse», ricorda, ci sono anche «i 430 milioni trovati con merito da Giorgetti» e non usati per il canone Rai.
FdI ricorda che l’ulteriore taglio dell’Irpef è una priorità del governo. Ma l’esecutivo ha anche già messo in conto un possibile rinvio della misura ad un eventuale provvedimento successivo alla legge di bilancio.

Sull’Irpef si tiene cauta la Lega che rinvia la decisione a quando sarà più chiaro quante sono le risorse a disposizione. Il partito di via Bellerio, del resto, ha come priorità quella di «estendere la platea della flat tax portando da 30 a 50 mila euro la soglia dei redditi da lavoro».

Pressing della Lega sul Ponte

La Lega intanto ha appena blindato i 3 miliardi per il ponte sullo Stretto, con il disco verde del Cipess a dirottare sull’opera le risorse del Fondo di sviluppo e coesione. Una mossa che spiana la strada all’approvazione dell’emendamento leghista. Ma che manda su tutte le furie le opposizioni: il “blitz di Salvini» sottrae risorse al Sud, denunciano Pd e M5s; il meridione viene «saccheggiato» per il Ponte con il consenso di Meloni, va all’attacco Avs.

Ha molte chance di passare, anche, la proposta targata FdI per un nuovo semestre di silenzio-assenso per scegliere di spostare il trattamento di fine rapporto dall’azienda alla previdenza complementare. Un intervento su cui spinge anche la Lega. Il partito della premier punta tra l’altro sulla ‘dote famiglià, un contributo di 500 euro annui per i corsi di lingua, musica o sport dei figli under14. Praticamente scontato appare il via libera all’esclusione delle Forze dell’ordine dal blocco del turnover nella Pa: modifica chiesta da tutta la maggioranza e che ha già ottenuto il placet del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

La norma sui revisori

È destinata a cambiare anche la norma che introduce i revisori del Mef nelle società che ricevono contributi pubblici. «Mi sembra un errore, sono convinto che lo modificheremo», va in pressing il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi, che vi legge «rigurgiti di statalismo sovietico». A chiedere di cambiare la norma è tutta la maggioranza, con proposte differenti che vanno dall’abolizione dei revisori all’innalzamento del tetto al contributo. Sulla soluzione è al lavoro il Tesoro: dovrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni una riformulazione del governo.

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