Il Pd si concede un'altra settimana di tempo. Ma, dietro la scelta di rinviare a sabato prossimo l'approvazione delle regole congressuali, molto si cela in termini di equilibri fra le correnti. La posizione del segretario regionale Anthony Barbagallo, più volte finito nel mirino degli oppositori interni e perfino di qualche big della sua stessa area, è uscita rafforzata dalla decisione comunicata dal numero 2 nazionale del partito.
In estrema sintesi, Igor Taruffi, responsabile organizzativo nazionale, ha convinto l'assemblea siciliana del Pd a votare sabato prossimo il regolamento congressuale. Prima però verrà eletto un nuovo presidente del partito, che verosimilmente sarà espressione delle aree Bonaccini e Orfini (quelle che si oppongono al bis di Barbagallo). Durante questa settimana la proposta di regolamento avanzata da Barbagallo sarà valutata (e prevedibilmente approvata) dalla commissione nazionale di garanzia del partito.
Ed è questo il passaggio che blinda la posizione del segretario uscente. Così dovrebbe trovare una corsia preferenziale la sua scelta di far votare al congresso solo gli iscritti rinunciando alle primarie, invocate invece dai dissidenti. Con un percorso congressuale che rispecchia le scelte di Barbagallo, ragionano gli uomini di area Schlein, la stessa posizione del segretario uscente (e ricandidato) si rafforza.
E ciò malgrado gli interventi della maggior parte dei presenti abbiano evidenziato l'ostilità di molti deputati verso il segretario.
Giovanni Burtone lo ha attaccato per aver annunciato l'intenzione di denunciare alle procure i parlamentari che hanno votato gli emendamenti alla Finanziaria per assegnare contributi a pioggia.
Antonello Cracolici, pur non iscrivendosi alle correnti che contestano le regole congressuali, ha detto che al Pd serve «un segretario con la schiena diritta, dignità e autorevolezza».
Critiche anche Mirello Crisafulli. Per Antonio Rubino, espressione dell'area Orfini, «quello in corso non è un attacco a Elly Schlein».
E ciò personalizza lo scontro interno sulla figura del segretario regionale uscente. Le aree dissidenti avevano annunciato l'intenzione di non partecipare all'assemblea del partito. E infatti molti erano gli assenti fra i big dell'Ars: dal capogruppo Michele Catanzaro al probabile sfidante di Barbagallo, Fabio Venezia. Assente anche l'europarlamentare Giuseppe Lupo. Il tentativo era quello di far saltare la riunione ma anche questo è stato respinto dalla linea tenuta dalla segreteria nazionale.
Barbagallo è stato difeso dall'ex ministro Beppe Provenzano. Mentre le aree Bonaccini e Orfini continuano a chiedere un passo indietro del segretario. Ed è inevitabile che i tentativi di mediazione che proseguiranno per tutta la settimana su questo verteranno. Anche se, per quanto a taccuini chiusi, la premessa degli uomini più vicini a Barbagallo è che la posizione del segretario non è in discussione. E questo viene descritto come l'esito politico dell'assemblea andata in scena a Palermo.
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