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Palermo, consulenze sui beni confiscati: è scontro in Consiglio

L'iniziativa – forse così ingenua da risultare impropria – scatena un putiferio fra maggioranza e opposizione. Il consigliere Leonardo Canto, passato nel gruppo del sindaco, Lavoriamo per Palermo, in mattinata dirama una nota, con tanto di foto i posa con alcuni collaboratori, con la quale dà notizia che nella sede del partito, ogni martedì e giovedì di gennaio dalle 17 alle 19 «sarà operativo presso la sede di Lavoriamo per Palermo in Via Nunzio Morello 23 lo sportello di consulenza gratuita per sostenere enti e associazioni interessati a partecipare al bando del Comune per l'assegnazione dei beni confiscati.

Un pool di professionisti sarà a disposizione a titolo gratuito per quei soggetti interessati a presentare la richiesta o ad aderire ad una rete di associazioni per partecipare come partner». Canto - consigliere dalla postura minimal, discosta e senza eccessi - spiega anche che a disposizione ci sono 53 gli immobili e 38 i terreni confiscati alla criminalità organizzata da assegnare secondo i termini di un bando che scade a fine mese.

Ma una cosa nata, probabilmente, con le migliori intenzioni, si trasforma in un caso politico. E i gruppi di minoranza si coalizzano per contestare un modus operandi che, come dice qualcuno, è come trasformare un gruppo politico nella longa manus degli uffici comunali. La nota di Pd, M5S, Avs, Franco Miceli, Oso e gruppo misto è dura. Chiama in causa Roberto Lagalla chiedendogli di intervenire e di prendere le distanze dall’iniziativa. I consiglieri di centrosinistra esprimono «forte preoccupazione e indignazione».

Perché, sostengono, che «oltre a un’evidente inopportunità e conflitto di interesse in questo comportamento, vi è da chiedersi se non vi siano elementi di irregolarità, ancor più evidenti nel momento in cui nel comunicato del consigliere Canto viene indicato il numero preciso di beni messi a bando, informazione che non risulta pubblicata in alcun atto pubblico relativo al bando stesso. Tutto questo - concludono - non può che alimentare più di un sospetto su una gestione opaca, in un settore delicatissimo per la città come quello dei beni confiscati alla criminalità organizzata». Per questo è stato anche chiesto di ritirare il bando per evitare il rischio di ricorsi e di una cattiva immagine che può venire in capo al Comune.

Lui, Canto, tiene il punto, non arretra, sostiene di avere fatto la cosa giusta: «Ritengo che chiunque faccia politica abbia il dovere di combattere la mafia con gesti concreti ed auspico che tutti i beni ed i terreni messi a bando vengano assegnati. Specifico che il dato relativo al numero dei beni disponibili - conclude - mi è stato fornito da parte degli uffici dietro espressa richiesta in forma scritta ottenendo anche da parte degli stessi il nulla osta alla loro pubblicità».

Parla di «inopportunità» Sabrina Figuccia, della Lega .«Si tratta - dice - di una procedura molto delicata, rispetto alla quale non può esserci il benché minimo dubbio di interferenze di tipo politico o di qualunque altro genere. Conosco bene - continua Figuccia - il sindaco e sono sicura che non sia a conoscenza di tutto questo, al contempo credo sia necessario fare chiarezza al più presto».

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