Il primo dato è che la manovra di stabilità per il 2025 ha ottenuto il via libera in commissione Bilancio dell’Ars. E non è poco. Anzi. Il governo Schifani incassa il risultato, in linea con la tabella di marcia e l’obiettivo finale di approvare bilancio e finanziaria prima di Natale. Il secondo dato è che in questa fase sembra tutto filare liscio, perché sembra reggere l’intesa tra maggioranza e opposizione, anche se c’è un però: nel centrodestra c’è più di un mugugno per l’eccessivo spazio ottenuto dalle minoranze che avrebbero incassato un bel pò di norme e di fondi su un doppio fronte: il maxi-emendamento sulle norme generali e il maxi-emendamento sulle norme parlamentari.
Perché il terzo dato è che a sala d’Ercole giovedì prossimo sarà incardinata una manovra di stabilità snella, bene o male quella proposta dal governo. In aula poi saranno presentati i due maxi-emendamenti, uficialmente a firma della commissione Bilancio: il primo condiviso in buona parte dal governo, il secondo invece frutto di accordi parlamentari, con la mediazione in regia del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, ma sul quale regna un poco di incertezza relativa al budget a disposizione. Sè certo che il tesoretto si aggira sugli 80 milioni di euro - pari alla somma espunta dalle variazioni di bilancio e rinviata proprio alla manovra di stabilità - non è ancora chiara la redistribuzione di queste somme; radio-Palazzo sussurra un 60% per la maggioranza e un 40% per l’opposizione ma senza che sia stato cristallizzata la cifra di partenza: saranno o no 80 milioni? Si vedrà in aula. Tensioni politiche di routine che si sommano però a un altro aspetto emerso in commissione Bilancio.
Più di un parlamentare riferisce all’ANSA che il confronto sulla manovra si è acceso all’improvviso sul 117, norme che servono a correggere errori di scrittura; senza colpo ferire sarebbe passato un 117 che destinerebbe maggiori somme per l’alluvione di Messina, sponsorizzato da Sud chiama Nord. Una forzatura, insomma secondo alcuni deputati. Ma quando l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, ha spinto per un 117 che ripristinasse il Cda dell’Agenzia per gli investimenti (prevista dall’art.1 del ddl di stabilità) che era stato soppresso con un emendamento M5s sfuggito al governo, in commissione Bilancio si è accesso lo scontro, con il deputato del Pd Antonello Cracolici che ha richiamato al rispetto del regolamento sollecitando l’intervento degli uffici. «E il 117 di Sud chiama Nord sulla nuova riserva per Messina allora?», la replica degli esponenti della maggioranza. Il clima si è infuocato e del Cda dell’Agenzia se ne riparlerà direttamente in aula, dove si preannuncia battaglia. Anche sulle tabelle qualcuno nella maggioranza ha storto il muso per un emendamento di riscrittura che avrebbe concesso ancora troppo spazio alle opposizioni. Rimane aperta poi la questione dei contributi alle associazioni, per mettere un freno dopo il «caso Auteri» con fondi pubblici finiti a parenti e familiari e su cui stanno indagando le Procure di Palermo e Siracusa e la Procura della Corte dei conti. Le risorse verranno ripartite ma solo, si apprende, a enti ecclesiastici, fondazioni e associazioni riconosciute a livello regionale, aspetto quest’ultimo controverso perché lascerebbe a bocca asciutta altri in modo discrezionale. Anche questo punto sarà affrontato in Aula. In commissione Bilancio, comunque, il lavoro è stato fatto. La manovra di stabilità ha ottenuto il via libera con il voto favorevole della maggioranza, il no del M5s, l’astensione di ScN. Il Pd, invece, avrebbe abbondato i lavori.
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