Approvata lo scorso gennaio, la norma che introduce aiuti alle donne sfregiate e ai figli di quelle vittime di femminicidio non è mai stata applicata. È rimasta lettera morta, complice una serie di intoppi legislativi e di errori di strategia all'Ars.
Il caso è emerso ieri, quando in commissione Affari istituzionali è fuoriuscito dalle sabbie mobili in cui era finito un disegno di legge che punta proprio a recuperare le norme della Finanziaria di gennaio rimaste in un limbo.
La norma che prevedeva un sussidio o un posto di lavoro per le donne vittima di violenza o per i figli nei casi di femminicidio fu impugnata a gennaio dal governo nazionale per un problema di copertura finanziaria e di potestà legislativa della Regione.
Il presidente Schifani aveva ottenuto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, l’impegno ad accendere un semaforo verde all'articolo se l’Ars l’avesse corretta. Le correzioni erano state inserite in primavera in un disegno di legge che però non è mai stato votato.
E quindi anche gli aiuti alle donne e ai loro figli sono rimasti bloccati. Questo disegno di legge è approdato ieri a sorpresa in commissione Affari istituzionali perché i deputati hanno l'obiettivo di farlo diventare il contenitore in cui inserire misure meno nobili che non troverebbero spazio nella Finanziaria principale. Ma nella versione approvata ieri la correzione della norma sui femminicidi è stata cancellata.
Il risultato è che gli aiuti alle vittime di violenza e ai loro figli restano bloccati. A meno che, come ha proposto il presidente della commissione Ignazio Abbate, non vengano di nuovo inseriti nella Finanziaria principale nella versione suggerita dal ministero dell’Economia. Si vedrà.
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