Edy Tamajo prende tempo, rinvia la decisione sul suo futuro a Bruxelles e fa scattare così una trattativa con i vertici nazionali del partito, che pressano per dare un ruolo a Caterina Chinnici, prima dei non eletti. Il recordman di consensi di Forza Italia da qualche giorno non dà più per scontata la sua rinuncia al seggio conquistato a Bruxelles. Nelle dichiarazioni pubbliche ha parlato di «una scelta collettiva». Indicando la volontà di decidere il suo futuro con Tajani e Schifani ma anche con i grandi elettori che lo hanno sostenuto. «Sto valutando con Antonio Tajani e Renato Schifani quale sia il percorso più giusto da intraprendere. Sono un uomo di partito e amo la mia isola, vedremo» ha detto ieri l’assessore alle Attività Produttive. Lasciando intendere anche di essere pronto a quell’upgrade in giunta che potrebbe portarlo verso la Sanità più che all’Economia: «Qualunque sia la mission assegnata, con studio e totale impegno, il presidente mi troverà pronto, nel caso, a nuove sfide». Il punto è che la contropartita per il via libera alla Chinnici a Bruxelles non è ancora chiara. Lo sarà dopo il confronto con Tajani e Schifani. E ciò lascia nel limbo dell’attesa la figlia del procuratore ucciso dalla mafia. E in stand by ieri sono rimaste anche le manovre per il rimpasto. Anche se a Palazzo d’Orléans si sono visti vari leader di partito ieri. C’era Totò Cuffaro e c’era anche Luca Sammartino. Il presidente attende l’esito del ricorso che l’ex assessore all’Agricoltura ha fatto al Tribunale del Riesame contro l’interdizione dai pubblici uffici: l’udienza è fissata per il 26 giugno anche se la decisione potrebbe arrivare qualche giorno dopo. Dunque è prevedibile che il rimpasto non si completi prima del 16 luglio, quando a Bruxelles ci sarà l’insediamento dei nuovi deputati e Tamajo avrà deciso cosa fare. Ieri Schifani ha discusso anche con Marco Falcone. L’assessore uscente all’Economia ha portato la documentazione utile a completare la manovra correttiva da approvare entro fine mese (ne leggete in basso, ndr). Ma poi si è discusso anche della sua sostituzione. Falcone vorrebbe un ruolo per la corrente forzista di cui lui è l’apice e che a livello nazionale fa capo a Gasparri ed è apprezzata da Tajani. In questo quadro il nome proposto dall’assessore uscente è quello di Giovanni La Via. Schifani non sarebbe d’accordo. E per l’Economia pensa a un uomo di esperienza. Una sorta di tecnico che conosca pure le dinamiche parlamentari. È un identikit che ieri ha portato molti a guardare a Gaetano Armao. Schifani ha ribadito comunque che si riserverà la responsabilità della scelta «in piena autonomia». Forza Italia è il partito più indietro nelle trattative, appeso a Tamajo e alla partita interna per l’Economia. Mentre in Fratelli d’Italia sembra ormai a un passo la scelta di far subentrare Giusi Savarino a Elena Pagana. Le altre trattative interne ruotano intorno a Francesco Scarpinato: la sua poltrona ai Beni Culturali è ambita da Nicola Catania e dall’area che fa capo a Salvo Pogliese. Allo stesso modo la Dc di Cuffaro ha ufficialmente confermato sia Andrea Messina (Funzione Pubblica) che Nuccia Albano (Lavoro) ma sull’ex presidente della Regione è forte la pressione per dare uno spazio a Ignazio Abbate, che alle Europee si è impegnato nel Ragusano a favore di Edy Tamajo. Se quest’ultimo scegliesse di andare a Bruxelles anche Caterina Chinnici potrebbe rientrare fra i papabili per la giunta e a quel punto Cuffaro potrebbe sostituire la Albano senza intaccare il minimo di donne da garantire nella squadra di governo. In questo clima ieri è scoppiata una emergenza anche in Alleanza Verdi Sinistra. Da Roma è rimbalzata la voce che il complicato calcolo dei resti a livello nazionale potrebbe portare ad assegnare l’ultimo seggio non in Sicilia ma in altre aree del Paese. A quel punto Leoluca Orlando perderebbe il suo biglietto per Bruxelles. Il calcolo in vista dell’assegnazione non è ancora finito ma da due giorni l’ex sindaco di Palermo è in silenzio. E questo è un indizio di un problema.