Dice che alla luce del risultato delle Europee in Sicilia gli equilibri dei partiti alleati all’interno della giunta regionale non cambieranno e assicura che “la telenovela” del rimpasto e del toto-assessori finirà entro l’estate. Il presidente della Regione, Renato Schifani, intervistato a Tgs dal direttore Marco Romano traccia un bilancio dell’attività del suo governo, soddisfatto della crescita dei consensi dopo due anni di legislatura.
Alla luce del risultato elettorale, i nuovi equilibri con gli altri partiti della coalizione cambieranno gli equilibri all’interno del governo o no?
«Gli equilibri non cambieranno alla luce di questo voto, perché ubbidiscono al risultato elettorale del 25 settembre 2022. Questa giunta ha lavorato bene, abbiamo portato a casa dei risultati e continuerà a rispecchiare la volontà degli elettori».
Ma quanto tempo passeremo a parlare di toto-assessori e quando torneremo a parlare di problemi concreti?
«Mi auguro che la telenovela del rimpasto non ci sia e che prima dell’estate, se ci deve essere il reset della giunta, si realizzi compatibilmente alle esigenze del governo e alla pazienza dei cittadini e del sottoscritto».
C’è un’Italia dentro l’Europa e c’è una Sicilia dentro l’Italia. Una cosa abbastanza inconsueta che sia aumentato il consenso per lei e per la Meloni a Roma?
«Non sono abituato a fare demagogia. È un risultato concreto del buon governo, ce la stiamo mettendo tutta, sia a livello nazionale che regionale. Lavoro dalle 14 alle 16 ore al giorno. Non mi concedo pause, neanche nel fine settimana, presiedo cabine di regia ed evito passerelle. Credo che i siciliani lo stiano cominciando a capire. Grazie agli aiuti che abbiamo erogato attraverso Irfis o ai contributi alle famiglie che hanno pagato i mutui per la prima casa. È una politica vicina al cittadino che ci ha premiato e ci carica di grandi responsabilità. Perché non è facile governare una regione. Ma un giorno che non dimenticherò è quello di qualche settimana fa, quando con Giorgia Meloni abbiamo firmato un accordo storico che assegna alla Sicilia 6,8 miliardi di fondi Fsc. Ce la metteremo tutta per spenderli, perché non basta ottenere somme che ci spettavano. La mia sfida sarà spenderli, concentrandoci sulle opere strategiche. Niente spezzatino e parcellizzazioni di interventi. Abbiamo avuto il coraggio con i sindaci di mettere in primo piano le opere utili, come i dissalatori abbandonati da anni o la trasformazione dell’aeroporto di Comiso in cargo. Scelte che hanno un senso in termini di sviluppo».
Se a livello nazionale Forza Italia sopravvive alla scomparsa del suo leader, in Sicilia resiste anche al dopo Miccichè. Ma FdI dice di avere perso contro FI alleata di Cuffaro, Lombardo e Romano e che adesso Schifani dovrà rendere conto anche a loro. È così?
«Renderò conto agli elettori e a quei partiti secondo le loro rappresentanze. Questo esperimento che ha raggiunto un risultato positivo era un obiettivo su cui lavoravo da tempo e cioè far sì che Forza Italia si aprisse alle forze politiche i cui esponenti storici avessero una storia riconducibile al Partito popolare europeo. L’apertura all’Mpa, a Saverio Romano con cui Forza Italia ha fatto un accordo nazionale o a Cuffaro rientra nel progetto di riunire sotto lo stesso cielo l’area moderata e liberale».
Perché Forza Italia in Sicilia ottiene di più rispetto al resto del Paese. Continua ad essere il granaio d’Italia?
«La Sicilia ha sempre voluto bene a Berlusconi e viceversa. Sapevamo che saremmo cresciuti in Sicilia, che Forza Italia era un partito gradito e attrattivo. Non possiamo negare l’orgoglio per il fatto che la Sicilia ha contribuito a dare quell’1,8 per cento in più a livello nazionale. Nessuna competizione. Siamo tutti attorno a Antonio Tajani che come me ha fondato Forza Italia».
Otto parlamentari siciliani eletti, un piccolo contingente che andrà a Bruxelles. Il presidente della Regione cosa chiede all’Europa che sta nascendo?
«Chiedo di essere più attenta al tema dell’insularità. Lo abbiamo inserito nella Costituzione. Con l’articolo 119 chiediamo di rimuovere quelle situazioni che creano squilibri tra un territorio e un altro. Il concetto di insularità deve essere un concetto europeo».
Per la successione di Schifani avanza la ricandidatura di Schifani …
«Non penso alla mia ricandidatura, perché perderei di vista il focus centrale che è il buon governo. Certo, nel centrodestra c’è la regola della riconferma degli uscenti. Ma c’è ancora molto tempo per parlare di futuro. Lavoriamo sul quotidiano».
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