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Rifiuti, fondi ai Comuni siciliani ma solo a luglio

Vertice tra Schifani e l’Anci: servono tra 45 e 60 milioni. La Regione potrà stanziarli solo dopo avere verificato l’andamento delle entrate, ma servirà una manovra correttiva

Dopo settimane di braccio di ferro sui finanziamenti necessari ad attenuare il costo dell’invio all’estero dei rifiuti, i sindaci e il presidente della Regione sono tornati allo stesso tavolo. Ne è venuta fuori una road map di breve periodo che potrebbe avere come effetto pratico per i contribuenti il rinvio della Tari di un paio di mesi.

L’Anci ha ottenuto da Schifani la certezza di ricevere un finanziamento che oscillerà fra i 45 e i 60 milioni. Ma non prima dell’estate inoltrata, quando la Regione avrà contezza dell’andamento delle entrate e verificherà se il trend degli aumenti del gettito fiscale previsti (e per la verità già in corso) permetterà di varare una manovra correttiva. Sarà più o meno il mese di luglio, forse i primi di agosto. Nell’attesa all’Ars arriverà una mini manovra che stanzierà solo una ventina di milioni per salvare l’Ast e aiutare gli agricoltori in crisi. Null’altro.

Il problema è che i sindaci devono fronteggiare subito un aumento dei costi frutto dell’invio in Danimarca dei rifiuti indifferenziati. Lì, nel termovalorizzatore che manca in Sicilia, ogni tonnellata da smaltire costa circa 400 euro invece delle 250 che costerebbe nell’Isola se ci fosse ancora spazio nelle discariche.

Gli aumenti Tari minacciati

I sindaci contavano su un fondo stanziato dal vecchio governo per ammortizzare questi costi. Ma da due anni non ricevono nulla. Da qui l’annuncio, qualche giorno fa, di essere pronti ad aumentare la Tari del 30% per fronteggiare le spese extra.

In realtà - come ha spiegato ieri il presidente dell’Anci, Paolo Amenta - l’annuncio è frutto di un calcolo agganciato a scadenze di legge. Entro fine aprile ogni Comune deve varare il Piano economico finanziario della Tari, che obbligatoriamente deve coprire con le aliquote fiscali tutti i costi del sistema. Da qui l’inevitabilità dell’aumento della tassa sui rifiuti.

La proroga dei pagamenti

Ma è su questo che ieri Amenta e Schifani hanno trovato una prima intesa. La Regione sosterrà una richiesta che l’Anci sta portando avanti a livello nazionale: si tratta della possibilità di spostare dal 30 aprile al 30 giugno la scadenza per la presentazione del Piano economico finanziario della Tari. In pratica i sindaci potrebbero dover coprire i costi con due mesi di ritardo e nell’attesa dovrebbero avere certezza dell’entità del contributo che la Regione metterà sul tavolo con la manovra correttiva estiva. «Per tentare di scongiurare l’aumento della Tari - ha detto ieri Schifani -, ho assicurato l'impegno della Regione a supportare la richiesta presentata da Anci nazionale e l'intenzione di intervenire a sostegno dei Comuni siciliani con un contributo straordinario da inserire all'interno della prima manovra finanziaria disponibile». Tutto ciò porta con sé due effetti. Il primo: Schifani dovrà trattare col il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per dare il semaforo verde alla proroga chiesta dai sindaci. Se così sarà, anche il pagamento della Tari slitterà nell’attesa che ogni Comune decida l’importo da recuperare. Dunque almeno la prima rata della tassa potrebbe scivolare da maggio a luglio, forse anche ad agosto.

L’allarme Comuni in dissesto

La stretta di mano sulla raod map potrebbe avere anche l’effetto politico di avviare un nuovo dialogo fra l’Anci e Palazzo d’Orleans. Schifani nei mesi scorsi non aveva gradito le critiche di Amenta (area Pd) su alcune scelte finanziarie della Regione. Ieri però il clima si è rasserenato al punto che il presidente ha promesso ad Amenta di mettere sotto i riflettori della Regione un problema che in Sicilia sta assumendo un peso molto maggiore che in altre regioni: quello dei Comuni in dissesto o pre dissesto. «Nell’Isola - ha detto Amenta - sono già 111 su 390. A questo ritmo non sarà difficile che si arrivi a 130 amministrazioni in crisi finanziaria. E ciò significherebbe che un terzo dei Comuni isolani rischia il default». I sindaci e Schifani hanno quindi deciso l’attivazione di un tavolo permanente «tra Stato, Regione e Comuni siciliani per analizzare le cause di questa crisi e predisporre le adeguate azioni di contrasto».

 

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