Entra nel vivo la campagna elettorale per le Europee di giungo e s'infiammano le polemiche. Totò Cuffaro è sulla bocca di tutti, anche dei partiti nazionali. Nei giorni scorsi si è a lungo parlato di un'alleanza centrista tra la Dc e Italia Viva di Renzi. Ma secondo il partito dell'ex premier sono tutte fake news. «Come già detto e ribadito non ci sarà alcun accordo tra Italia Viva e Dc di Totò Cuffaro per le prossime europee. Italia Viva si presenterà insieme a Più Europa, Psi, Libdem nella lista Stati Uniti d'Europa. Rilanciare questa notizia tutti i giorni significa semplicemente rilanciare una fake news». Parole nette. E a chi vociferava un incontro tra Renzi e Cuffaro, Italia Viva sottolinea: «Non c’è nessun incontro previsto tra Renzi e Cuffaro. Peraltro Renzi oggi non è a Roma. Stupisce come vi sia un costante rilancio di fake news già smentite».
La Dc conferma la versione di Italia Viva. «È vero, non c'è alcun accordo con Iv per le Europee. Ma non è una notizia perché lo stop al confronto risale a una settimana fa, dopo l'incontro a Roma con Renzi. Non volevano il nostro simbolo, per noi richiesta inaccettabile».
Intanto si accende lo scontro tra Cuffaro e Calenda. Il leader di Azione ha dichiarato, travisando un'affermazione dell'ex presidente della Regione, che «Cuffaro controllerebbe 140 mila voti», come ha titolato il Riformista nell'intervista al leader Dc. «Ma è possibile che Cuffaro, tornato alla ribalta dopo essere stato in carcere per favoreggiamento dei mafiosi, possa dichiarare impunemente di controllare 140.000 voti. Come li controlla? Per mezzo di chi o che cosa?» si è chiesto sui social.
Anche Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord e federatore della lista Libertà critica le parole di Cuffaro, definendo le sue affermazioni «di una gravità inaudita». Per De Luca è «necessario l’intervento immediato della commissione antimafia del Parlamento Italiano la cui presidente è Chiara Colosimo esponente del partito della premier Giorgia Meloni». Il vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Ismaele La Vardera tuona: «È sconcertante leggere che Totò Cuffaro possa controllare dei voti. La parola controllo lascia spazio a troppe ambiguità e non si può restare a guardare quando un politico che ha distrutto la reputazione della Sicilia dice che può spostare a suo piacimento oltre 140mila voti per far gola ai grandi partiti. Dopo la nota di Cateno De Luca che chiede l’intervento della commissione Antimafia nazionale, sarà mia premura chiedere al presidente della commissione Antimafia all’Ars, di convocare Cuffaro in modo che possa spiegarci come si spostano tutti questi voti. Voglio ricordare che il bene della nostra Isola viene prima della brama di potere e se uno ha la capacità di ‘controllare’ vuol dire che la democrazia ha perso, soprattutto quando si tratta di voti e della libertà dei cittadini. Totò, vergognati».
Cuffaro ha risposto per le rime: «Calenda oltre ad essere insultatore è anche un bugiardo o non sa leggere. Nella mia intervista al 'Riformista’ dico che la Democrazia Cristiana per le regionali ha mosso 140 mila voti e che oggi ne vale almeno 250 mila. Le sue maldestre affermazioni, che mi fanno dichiarare che io CONTROLLI 140 mila voti e le sue subdole esortazioni a chiedere (a chi ?) come li controlli, sono ridicole, tendenziose e confermano la sua antipatia per la democrazia e la libera scelta per un voto ideale e di valori. Io al posto suo me ne vergognerei. Lo dichiara Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC in merito alle dichiarazioni di Carlo Calenda diffuse sui social».
Cuffaro non lascia cadere nel vuoto le parole di La Vardera: «Povero La Vardera: Egidio (Cateno) chiama... la sventurata risponde. Sarò ben contento di essere ascoltato da tutte le Commissioni Antimafia perché non ho nulla da nascondere né tantomeno da giustificare, una frase che non ho mai detto e meno che mai penso. Farebbe bene, come la sventurata di manzoniana memoria, ad essere corretto. E se come immagino non vuole essere corretto con me, lo sia almeno con chi legge ed eviti di dare informazioni false». Lo scontro continua.
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