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Ok definitivo all’intesa con l'Albania sui migranti, ecco cosa prevede: la scheda

Da realizzare un centro di identificazione nell’entroterra più uno più piccolo di primo approdo nel porto di Shengjin, dove far attraccare le navi italiane con i profughi

Giorgia Meloni con il primo ministro albanese Edi Rama a Palazzo Chigi, durante il meeting dello scorso novembre

Un centro di identificazione dei migranti nell’entroterra che potrà accogliere «fino a un massimo di 3 mila» persone, più un centro più piccolo di primo approdo nel porto di Shengjin, dove far attraccare le navi italiane con i profughi. È quanto prevede il protocollo tra Italia e Albania sui migranti, il cui disegno di legge di ratifica è stato approvato definitivamente dal Senato, con 93 voti favorevoli e 61 contrari.

Le critiche dell’opposizione mettono in dubbio la praticabilità del progetto senza violare le norme italiane ed internazionali sui diritti umani e ne sottolineano i costi. Il disegno di legge quantifica anche la spesa del Cpr in 673 milioni nei 10 anni previsti per la durata dell’accordo.

Logistica

Il protocollo, negli allegati contiene anche le mappe catastale e i progetti del Cpr e dei Centro di primo approdo che saranno costruiti in Albania. Le navi italiane approderanno nella citta settentrionale di Shengjin, gemellata con Viareggio vista la sua vocazione turistica, e dotata di un porto. Il Centro avrà un perimetro di 240 metri con una recinzione esterna alta 4 metri dotata di filo spinato. All’interno vari percorsi: quello per il trattamento antiscabbia, quelli di uscita verso il Cpr. Quest’ultimo sarà a Gjader, 20 chilometri nell’entroterra: sorgerà su una superfice edificabile di 77.700 metri quadrati, con 10 edifici per 2 mila metri quadrati. Il trasporto dal Centro di approdo al Cpr sarà effettuato dall’Italia, che provvederà anche alla sicurezza interna ai due Centri, mentre all’Albania è affidata la sicurezza esterna.

I migranti

Potranno essere ospitati «fino a un massimo di 3 mila persone contemporaneamente. In conferenza stampa la premier Meloni aveva parlato di 36 mila migranti, perché all’epoca le norme italiane indicavano in 12 mesi il termine massimo entro cui identificare il migrante. Tuttavia, il decreto Cutro 2 ha allungato a 18 mesi tale termine. Una volta identificati sia i migranti che hanno diritto alla protezione internazionale sia quelli che devono essere «respinti» nel proprio Paese, dovranno essere trasportati in Italia.

Vulnerabili

Nel dibattito in Commissione e in Aula il governo, con il viceministro Cirielli, ha detto che in Albania non saranno inviati i migranti «vulnerabili» (minori, minori non accompagnati, donne incinte, disabili fisici e psichici, anziani, vittima di tratta e di tortura, ecc), Tuttavia un emendamento del Pd al ddl di ratifica che fissava nella legge questa esclusione è stato bocciato dalla maggioranza.

Navi italiane

Saranno portati in Albania solo i migranti salvati da navi italiane in acque territoriali italiane o di altri Paesi o in acque internazionali. Il governo ha sostenuto che la «scrematura» tra «vulnerabili» e non, avverrà sulle stesse navi.

Diritti

Il protocollo afferma che l’Italia si impegna affinché il trattamento dei migranti «rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, conformemente al diritto internazionale». Sono stati però respinti gli emendamenti delle opposizioni - evidenziano gli stessi partiti - che esplicitavano una serie di diritti, come la possibilità dei migranti di rivolgersi ad avvocati.

Costi

L’Italia si impegna a pagare tutte le spese dirette o indirette. Nei 10 anni i costi saranno circa di 673 milioni di euro: 142 milioni nel 2024, poi 125 milioni negli anni successivi fino al 2029, e infine circa 7,3 milioni all’anno nell’ultimo periodo.

 

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