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Schlein annuncia un sit-in alla Rai: «Propaganda becera, Meloni come Wanna Marchi»

Polemiche sul Tg1. FdI ribaltao l’accusa, parlando di «offensiva Pd sulla libertà di stampa»

La segretaria Pd Elly Schlein a Cassino nel Giorno della Memoria

C’è stato un titolo del Tg Uno che ha fatto come la goccia finita nel vaso pieno: «Mille euro in più per gli anziani, si voterà l’8 e 9 giugno». Nel teatro Aula Pacis di Cassino, prima tappa del tour del Pd per le Europee, lo screenshot con la schermata del notiziario Rai è passato di cellulare in cellulare. Anche da quello della segretaria Elly Schlein. Che ha aperto un nuovo fronte: «È propaganda fatta nella forma più becera, sulla pelle degli anziani. Viene da pensare che» la presidente del Consiglio Giorgia Meloni «sia diventata la regina delle televendite, come Wanna Marchi». Perché, ha spiegato Marco Furfaro, della segreteria Pd, «c’è la piccineria da propaganda di regime dell’associazione col voto» e perché «è una bugia vergognosa».

È una goccia, come quanto avvenuto «sul teatro di Roma - ha detto la segretaria - con una nuova occupazione di un luogo di cultura da parte della destra. Lo abbiamo visto in tanti casi. Mi sembra questo il problema oggi». E quindi l’annuncio: «Il Pd non starà a guardare, organizzeremo in sit-in alla Rai per difendere la libertà di stampa e il valore di un sevizio pubblico che non può essere TeleMeloni», ha detto Schlein, chiamando a raccolta «le altre forze politiche di opposizione e sociali».

A quel punto FdI ha ribaltato l’accusa, parlando di «offensiva Pd sulla libertà di stampa. Il nuovo attacco al Tg1 - ha detto la vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai, la meloniana Augusta Montaruli - è sgangherato e sbagliato». Anche per sindacato UniRai è «in corso un grave attacco alla libertà del servizio pubblico. Invitiamo gli esponenti del Pd alla prossima riunione di sommario del Tg1 - si legge in una nota - perché possano dettare argomenti e titoli del notiziario». Parole che per il Pd sono state scritte «sotto dettatura del direttore Chiocci o di qualche ministro giornalista per difendere l’indifendibile».

L’intervento di Schlein a Cassino ha tracciato le linee della campagna elettorale per le Europee. La segretaria ha messo in fila i temi, evitando con cura di avvicinarsi alla questione della sua candidatura. Ma appare chiaro che in attesa di capire se ci sarà un duello alle urne, non le dispiace la contrapposizione diretta con la premier. Che Schlein ha preso di mira evocando un termine apparso anche nel discorso di Sergio Mattarella per il Giorno della memoria, quando ha definito «un virus micidiale» il «culto del capo» nei regimi del Novecento. «Premierato e autonomia - ha detto Schlein - sono una combinazione esplosiva. La destra ha sempre sognato di mettere mano alla Costituzione per andare verso il modello del capo solo al comando, ma questo Paese ha già provato e non è andata bene».

Guardando a Bruxelles, Schlein ha chiesto all’Europa un maggiore «protagonismo in Medio Oriente e in Ucraina. Schlein non ha parlato di sé, ma il tema candidature in Europa ha cominciato ad affacciarsi. Massimiliano Smeriglio, ex Sel, eletto come indipendente a Bruxelles, ha lasciato la delegazione Pd per «motivi politici». Un addio che arriva all’avvicinarsi della fine del mandato, ma che ha creato amarezza nella sinistra del partito: «Ha sempre rappresentato una realtà di sinistra civica, ambientalista e di movimento a cui il Pd dovrebbe guardare con attenzione», ha commentato il deputato del Pd, Roberto Morassut. C’è poi il tema della consigliera regionale veneta «ribelle» sul fine vita, Anna Maria Bigon, che si è astenuta mentre il gruppo Pd ha votato «sì». In un editoriale, Avvenire ha chiesto un chiarimento «della segretaria Elly Schlein». Nel partito la questione sembra già chiusa: il livello nazionale ha fatto capire nei giorni scorsi di non avere in programma provvedimenti nei confronti di Bigon.

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