Un sondaggio per capire gli umori nel mondo leghista, anche su un’eventuale alleanza con i socialisti a Bruxelles «pur di governare in Europa». E un avvertimento all’esterno: «Alle prossime elezioni europee dimostreremo chi siamo e quanti siamo, a costo di essere da soli, per poi costruire una famiglia, una comunità un cambiamento». Matteo Salvini sta tarando la strategia in vista del test di giugno, banco di prova per il governo e per le diverse anime che lo compongono. Un’occasione per misurare il consenso, come l’ha definita Giorgia Meloni, propensa a candidarsi in prima persona nel tentativo di mettere le basi per «il cambio di rotta che l’Europa aspetta da tempo». La premier ha indicato chiaramente l’obiettivo in un video a Vox, la destra radicale iberica. Parla in spagnolo, ma niente a che vedere con i toni del celebre comizio del 2021. Solo un messaggio di congratulazioni a Santiago Abascal, confermato come leader del partito fino al 2028. Parole ricambiate da Abascal che indica l’exploit di Meloni, fra i fatti che smentiscono il «declino» conservatore in Europa, insieme all’Olanda, «dove c’è una reazione di massa all’immigrazione fuori controllo», la Polonia «dove si difende la famiglia e il controllo delle frontiere», l’Ungheria di Orban e la Francia, «dove vediamo una grande reazione in difesa dell’identità». Alcuni sondaggi verso le Europee accreditano in Francia anche il 31% al Rassemblement national di Marine Le Pen, che con la Lega è nella famiglia europea Identità e democrazia, ma ha criticato le posizioni estremiste sui migranti dei tedeschi di Afd, su cui invece non ha preso posizione il partito di Salvini. Una dinamica che sosterrebbe i sospetti di chi prevede un avvicinamento tra Le Pen e Meloni, che è a capo dei Conservatori europei. Intanto, al vertice Italia-Africa Meloni e Salvini si preparano ad accogliere Ursula von der Leyen, che aspira alla conferma al vertice della Commissione europea. La Commissione è un conto, l’Europarlamento un altro, ripete da settimane la premier. Con Salvini condivide l’obiettivo di dare vita a una maggioranza senza socialisti, anche se sul tema la Lega ha interrogato i suoi iscritti. «Pensi che, pur di governare in Europa, la Lega debba allearsi anche con i socialisti a Bruxelles?», è una delle prime domande del sondaggio, in cui si va dalla valutazione dell’operato del governo al presidente degli Stati Uniti ideale, dal nucleare ai 30 chilometri orari in città. I socialisti sono «servi del politicamente corretto, dell’immigrazione senza limiti, dell’islamizzazione, dello sradicamento culturale», per il leader leghista che, collegato con la scuola politica del partito, lancia affondi sulla giustizia. «Non saremo un paese compiutamente libero, democratico, moderno e sviluppato senza una profonda, necessaria, giusta, condivisa e urgente riforma», avverte, evidenziando i casi in cui si indaga «origliando, intercettando, sputtanando vittime innocenti». Rilancia inoltre la separazione delle carriere dei magistrati, e la «responsabilità anche personale», per cui chi sbaglia amministrando la libertà delle persone «deve pagare le conseguenze del drammatico errore». Un messaggio accompagnato dall’evocazione di trame oscure, con toni non lontani da quelli usati in questi mesi da Meloni per sollevare sospetti di questo genere. «Non siamo in vendita. Lo dico a chi spia dai buco della serratura uomini e donne della Lega cercando di metterci in difficoltà» spiega Salvini. E mentre la presidente del Consiglio ha più volte chiamato in causa La Repubblica, il vicepremier se la prende con il Corriere della sera, per «attacchi quotidiani, polemiche, invenzioni, retroscena inventati, virgolettati inventati sulla Lega, su di me, su quelli che cercano di prendere per mano l’Italia».