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Zone franche montane, grido d'allarme in Sicilia: «La politica guarda solo al mare, fra 10 anni spariremo»

La proposta: «Defiscalizzazione dei contributi Inps, dell’Imu e dell’Iprpef per le aziende che operano in quota»

«Ormai non c’è più tempo». L’associazione Zone franche montane, che da cinque anni lotta affinché in Sicilia vengano accesi i riflettori sui centri abitati oltre i 500 metri ormai svuotati e privi di futuro, alza bandiera bianca.

«Grave disattenzione per le terre alte - dice Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione - questi centri hanno necessità di programmazione, di guardare al futuro, dove ci sono migliaia di restanti che non vi sono nati per errore e hanno diritto di risiedervi».

L’associazione, che oggi ha incontrato i giornalisti a Palermo, a Palazzo dei Normanni,  aveva proposto una politica di fiscalità di sviluppo, che si sarebbe articolata nella «defiscalizzazione dei contributi Inps, dell’Imu e dell’Iprpef per le aziende che operano in quota - spiega ancora Lapunzina -, in questo modo si sarebbe alzata l’attrattività di queste zone: un progetto di vita si può sviluppare se c’è lavoro. Se questo viene a mancare, i giovani vanno via e i progetti di vita vengono a mancare».

«I territori - sottolinea Salvatore Cassisi, imprenditore di Polizzi Generosa - si stanno svuotando di tutte le forze lavorative, di tutti quei giovani che dovendo mettere su famiglia devono poter lavorare. Se i territori non offrono lavoro sei costretto a lasciarli e andare altrove. Ormai sono presenti solo anziani, che portano avanti attività a carattere familiare».

Insomma, la politica ha cominciato a guardare sempre più verso il mare, dimenticando però abitanti e centri d’alta quota che adesso si ritrovano abbandonati al loro destino. «Tra dieci anni - attacca Lapunzina - sparirà tutto: i commercianti non riusciranno più a sostenere il costo dell’attività economica e chi baderà alle terre, ad esempio? Per lo Stato sarà un costo enorme, ma è evidente che non c’è una volontà politica di aiutare questi territori».

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