Venerdì 22 Novembre 2024

Il conto salato degli incendi estivi in Sicilia, danni per 150 milioni

Alla Protezione Civile regionale adesso hanno un quadro preciso di quanto sono costati (o costeranno) gli incendi che fra luglio, agosto e ottobre hanno devastato la Sicilia. E il conto è davvero salatissimo: almeno 150 milioni. Una cifra che promette di scuotere l’Ars, perché mentre i 70 parlamentari progettano di impegnare una ventina di milioni per feste, sagre e campi sportivi si scopre che per ristorare cittadini e imprenditori piegati dalle fiamme c’è poco nella Finanziaria che va al voto finale lunedì. È una partita delicatissima, che si sta giocando di rimbalzo fra Roma e Palermo. La Protezione Civile regionale, guidata da Salvo Cocina, ha completato un primo monitoraggio dei danni di questa estate: «Abbiamo contato circa 150 immobili distrutti o danneggiati - spiega il dirigente - e decine di auto bruciate. E poi reti idriche ed elettriche, e pure telefoniche, annientate dalle fiamme. Ci sono anche aziende che hanno visto andare in fumo mezzi di produzione e strutture. Senza considerare, ovviamente, i boschi finiti in cenere che hanno un valore diverso e non rientrante nei 150 milioni che abbiamo calcolato». Per cercare di garantire un ristoro a chi ha perso la casa o l’azienda la giunta Schifani ha approvato la declaratoria di stato di calamità e, appunto, fatto la conta dei danni. Il problema - sottolinea ancora Cocina - è che il governo nazionale non ha ancora ratificato questo carteggio. In sintesi, la Protezione Civile nazionale non ha ancora inserito gli incendi siciliani fra le sciagure da risarcire. Al pari, per esempio, delle alluvioni in Emilia. Va detto che è in corso un dialogo fra Palazzo d’Orleans e la Protezione Civile nazionale, tra l’altro affidata all’ex governatore Nello Musumeci. Dialogo che per ora non ha portato a grossi passi avanti sul piano dell’individuazione delle risorse da mettere sul piatto per i ristori a chi ha perso tutto o quasi. Ma i tempi in questi casi - filtra da Palazzo d’Orleans - non sono mai più brevi di un anno. E così mentre il meccanismo istituzionale fra due governi gemelli fatica a mettersi in moto, all’Ars è esploso il caso ristori. Perché sia il Pd che Fratelli d’Italia hanno provato a scavalcare i governi proponendo di inserire nel maxi emendamento allo studio in questi giorni misure (leggasi finanziamenti) che permettano di concedere un primo ristoro in attesa della cavalleria nazionale. Valentina Chinnici, deputata palermitana del Pd, ha depositato un emendamento con cui chiede di stanziare 20 milioni per riparare i danni degli incendi a case e aziende: «In provincia di Palermo - spiega la parlamentare - è stato calcolato che i danni ammontano a 16 milioni. Con questo budget daremmo subito le prime risposte agli imprenditori che non possono ripartire e alle famiglie che devono ricostruire la casa. Io spero davvero che questo emendamento trovi copertura e non venga scavalcato da altre proposte». Il riferimento della Chinnici è alla valanga di emendamenti con cui i deputati di ogni partito e schieramento stanno rosicchiando tutte le risorse residue stanziate dal governo Schifani per gli ultimi articoli della Finanziaria. Per feste, sagre e campi sportivi sono già impegnati 20 milioni (cioè quanto chiede il Pd per gli aiuti post incendi). E il rischio è che con l’andare dei giorni le proposte di finanziare ancora più misure «promozionali» nei collegi dei deputati riducano all’osso le somme utilizzabili poi per scopi più generali. Tra l’altro la battaglia per aiutare chi ha subito danni questa estate sarà trasversale, visto che anche la parlamentare agrigentina Giusy Savarino ha presentato un emendamento per finanziare ristori a favore di chi ha subito danni: il budget individuato dalla parlamentare di Fratelli d’Italia è però di 10 milioni. È evidente che di fronte a un conto totale di 150 milioni la manovra dell’Ars (anche ipotizzando che qualcuna di queste proposte venga approvata) punta solo a erogare un primo aiuto in attesa che fra Roma e Palermo si chiarisca chi e come deve intervenire in modo più incisivo. E in questa logica si è mosso anche il governo Schifani: «Noi abbiamo pronto un emendamento che stanzia 3 milioni per avviare i primi interventi - ha precisato ieri l’assessore all’Economia, Marco Falcone -. Non vuol dire che ci limiteremo a questa somma. Dopo la Finanziaria sono previste altre manovre e in quella sede metteremo sul piatto molte più risorse». Il tutto sempre nell’attesa che si sblocchi qualcosa anche a Roma.

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