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Regione Siciliana, più soldi ai Comuni nella lotta agli incendi

Lo prevede la Finanziaria. Ogni sindaco dovrà destinare il 3% dei finanziamenti ordinari a misure di prevenzione dei roghi

Ogni sindaco dovrà destinare il 3% dei finanziamenti ordinari che riceverà l’anno prossimo dalla Regione Siciliana a misure di prevenzione degli incendi. È uno degli articoli più innovativi della Finanziaria che l’assessore all’Economia, Marco Falcone, ha spedito in giunta la settimana scorsa per l’approvazione. Che dovrebbe avvenire a giorni.

L’articolo impone ai Comuni di impiegare il 3% dei finanziamenti ordinari per il diserbamento, la pulizia dei fondi e la vigilanza sui privati perché curino i loro campi adottando misure antincendio.

Il budget quest’anno si aggira sui 415 milioni, di cui 350 ordinarie e il resto per esigenze specifiche. E una parte importante dei 50 milioni in più che la Regione sta per concedere agli enti locali servirà per aiutare il governo a fronteggiare la principale emergenza degli ultimi mesi.

Va detto che il capitolo della Finanziaria destinato agli enti locali è il più articolato. E prevede una valanga di finanziamenti specifici che si muovono parallelamente a quelli ordinari. Andando a premiare una molteplicità di territori cari ai deputati: non a caso questo capitolo è sempre il più carico di emendamenti. In primis ci sono 7 milioni per garantire gli aumenti di stipendio che ogni sindaco ha disposto nel 2023. Poi fra i finanziamenti più importanti c’è quello da 3 milioni ai Comuni che hanno superato il 65% di raccolta differenziata: i soldi verranno distribuiti per il 50% in proporzione alla popolazione residente e per l’altra metà in base alla percentuale raggiunta.

Altri 3 milioni serviranno a finanziare nuovi canili per i Comuni che se ne sono dotati. Due milioni andranno a Lampedusa, Linosa, Pozzallo, Modica, Augusta, Siculiana e Porto Empedocle per fronteggiare i costi degli sbarchi di migranti. E a Lampedusa e Linosa è destinato un altro milione per finanziare operazioni di marketing per rilanciare la loro immagine turistica.
Un milione andrà ai Comuni costieri per attivare il servizio di salvataggio sulle spiagge nella stagione estiva. Città e paesi in cui si trovano siti Unesco godranno di un finanziamento aggiuntivo di 2 milioni e mezzo. E da qui in poi si apre il capitolo dei premi: i Comuni che sono stati Borgo più bello d’Italia si divideranno 340 mila euro, e quelli che sono stati Borgo dei borghi altri 160 mila. Ai Comuni che hanno spiagge che si sono aggiudicate la bandiera blu vanno 200 mila euro, a quelli che si sono aggiudicati la bandiera verde da parte dell’associazione Pediatri italiani e la bandiera lilla vanno altri 150 mila euro.

Due milioni vanno ai Comuni nel cui territorio ricadono le aree industriali per portarne avanti la cura. Un altro mezzo milione ai centri che fanno parte dell’associazione italiana dei Comuni virtuosi. Quattro milioni ai sindaci anche per le comunità alloggio e 7 milioni per assicurare il trasporto pubblico degli alunni pendolari.

Ci sono poi due articoli che assegnano altri finanziamenti specifici: il primo prevede un milione e mezzo che i sindaci useranno per la «valorizzazione dei luoghi di culto», il secondo assegna 3 milioni per iniziative di carattere sociale e culturale. Quest’ultimo budget verrà gestito direttamente dall’assessorato regionale agli Enti locali, oggi guidato dal cuffariano Andrea Messina. Il testo dell’articolo precisa che sarà lui ad approvare con cadenza semestrale o annuale i programmi finalizzati all’erogazione dei contributi in favore dei Comuni che hanno svolto «manifestazioni per la valorizzazione delle tradizioni locali e per il rafforzamento della coesione sociale e dell’economia locale».

La Finanziaria dovrebbe tornare in giunta entro la fine di questa settimana. L’eventuale approvazione permetterà al governo Schifani di provare a rispettare una tabella di marcia che prevede l’esame nelle commissioni entro il mese di novembre e quello in aula all’Ars entro la fine dell’anno. Evitando così l’esercizio provvisorio a cui si fa ricorso ormai da vent’anni consecutivi.

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