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Medioriente, Giorgia Meloni al Consiglio europeo sosterrà la soluzione «due popoli, due Stati»

Monito della premier italiana all’Unione: «La divisione non giova, non cadiamo nel bluff di Hamas»

La situazione è complessa e l’Europa deve parlare con una voce sola per giocare quel ruolo di mediazione, anche col mondo arabo, portato avanti dall’Italia in queste settimane. Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio a Bruxelles si appella all’Europa, perché le divisioni, sottolinea, non giovano. E ribadisce la condanna per le atrocità perpetrate da Hamas, la richiesta di immediato rilascio degli ostaggi, di proteggere anche i luoghi di culto nella Striscia e la necessità, impellente, di riprendere al più presto l’iniziativa politica per una «soluzione strutturale», che non può che essere «due popoli due stati».

Il difficile, adesso, dice la premier al Senato, e lo ribadisce alla Camera, è mantenere aperto un canale con quei Paesi che non sono caduti nella «trappola» di Hamas. Predicare moderazione per cercare di ottenere una reazione da parte di Israele all’orrore di Hamas il più possibile equilibrata, per quanto inevitabile. Entro i confini del diritto internazionale. Parole che la presidente del Consiglio pronuncia in Aula proprio mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu annuncia alla nazione la preparazione per l’invasione di terra a Gaza.
Meloni torna in Parlamento dopo una settimana non facile. Incassa l’ok alla risoluzione di maggioranza ma passano, anche alcune affermazioni delle opposizioni. Il tono è pacato, il momento lo impone. Perché la situazione è grave, lo hanno riconosciuto «in molti, anche se non tutti», osserva in replica, prima di abbandonare l’aplomb istituzionale per rispondere al Movimento 5 Stelle sulla manovra e sul salario minimo. Nessun accenno, invece al Mes.

«Non sarà un Consiglio di routine né facile», è il suo esordio davanti ai senatori, per un intervento di una quarantina di minuti in cui trova spazio anche la posizione italiana sulla riforma del Patto di stabilità (vanno «scorporati in tutto o in parte» gli investimenti strategici) e sulla transizione verde che non può essere imposta «a tappe forzate», così come il sostegno all’Ucraina che non verrà mai meno, assicura la premier, anche se non può essere l’unica voce da finanziare con il nuovo bilancio europeo. Sulle risorse bisogna trovare un accordo entro la fine dell’anno, sottolinea, ma vanno aumentate anche per combattere le migrazioni illegali perché se non fossimo in grado» di proteggere i cittadini dagli effetti della guerra «finiremmo anche per indebolire il sostegno a quella causa».

Ben vengano, quindi, le parole di Ursula von der Leyen sui rimpatri e la proposta di un intervento contro «il traffico di esseri umani». Una posizione che l’Italia sostiene «da un anno», perché «tragicamente» non l’aveva «mai fatto prima. Ma che ha aperto una breccia e spinto a un «cambio di sensibilità» da parte dei partener europei sulla necessità di «difendere i confini esterni». Necessità che ha portato anche a sospendere Schengen e a ripristinare i controlli al confine con la Slovenia perché «dalla rotta balcanica» vengono i «maggiori rischi» di infiltrazioni terroristiche.

«Irragionevole e ideologico», affonda la premier, «negare» che ci sia un nesso con i flussi di “migliaia» di migranti illegali.
Anche per questo bisogna evitare «lo scontro tra civiltà», non cadere nel «bluff» di Hamas, che non si muove certo per difendere la questione palestinese ma ha il chiaro obiettivo di destabilizzare il Medio Oriente e impedire la «normalizzazione“ dei rapporti con Israele avviato da diversi paesi arabi. Quello che sta accadendo, avverte Meloni, «può diventare una slavina». Bisogna proteggere i civili, tutti, perché non ci sono differenze tra israeliani e palestinesi, che sono tutti «vittime, perfino le istituzioni», della violenza «brutale» di Hamas.

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