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L’Ars vuole la legge per sbloccare i bonus edilizi in Sicilia, la giunta dice no

Una maggioranza trasversale spinge all’Ars un disegno di legge che riaprirebbe in Sicilia la partita dei bonus edilizi. Il testo sta galoppando in commissione Bilancio: ha già scavalcato norme in attesa da tempo del via libera, a cominciare dalla riforma che reintrodurrebbe l’elezione diretta dei presidenti delle Province e la manovrina di assestamento. Ma tutto ciò rischia di creare un altro fronte di tensioni fra il governo e pezzi della maggioranza, perché la giunta non intende al momento dare copertura finanziaria alla proposta.

Una partita delicatissima si aprirà stamani (24 ottobre) in commissione Bilancio. Al primo punto dell’ordine del giorno il presidente, il meloniano Dario Letterio Daidone, ha messo il disegno di legge dal titolo Misure di compensazione dei debiti fiscali attraverso l’acquisto dei crediti relativi ai bonus edilizi. «È un testo - ha spiegato lo stesso Daidone - che sintetizza altre sei proposte simili arrivate negli ultimi mesi da altrettanti gruppi parlamentare. Per questo è prevedibile che abbia un largo consenso».

La proposta era stata avanzata mesi fa dai grillini, poi anche da Fratelli d’Italia e dalla Dc. Ma gode in Parlamento di un sostegno molto più ampio di quello formale dei gruppi che l’hanno già sposata. In estrema sintesi, prevede di sbloccare i cantieri del 110% o del 90% (il bonus facciate) attraverso una manovra molto articolata: i crediti fiscali incagliati da oltre un anno verrebbero acquistati da società partecipate della Regione e degli enti locali. La proposta prevede anche un ruolo di garanzia affidato all’Irfis. A vendere sarebbero le aziende che hanno lavori fermi proprio perché non riescono a monetizzare questi crediti. Il vantaggio di chi acquista - secondo i presentatori della proposta - è quello di acquisire con un forte sconto: oggi i crediti del cosiddetto 110% vengono acquistati anche al 60/70% da chi ancora sta investendo in questo settore.

Fin qui la proposta. Daidone spiega che «prima di mettere il disegno di legge ai voti stiamo cercando con le associazioni di categoria i dati ufficiali dei crediti incagliati. Finora sappiamo solo che la massa di lavori appaltati in Sicilia vale 5,6 miliardi». E molti di questi sono finiti nelle secche dello stop imposto dal governo nazionale e dalle banche che hanno smesso di acquistare i crediti perché la capienza fiscale (indispensabile per trasformare i crediti in denaro liquido) si è esaurita e il meccanismo si è inceppato anche a causa delle truffe.

L’ottimismo di Daidone nel prevedere una rapida approvazione è dettato dal fatto che i grillini spingono da mesi su questa proposta: «In Sicilia ci sono oltre 2.000 aziende, 11.000 lavoratori e migliaia di professionisti che aspettano questa legge» ha detto il capogruppo Antonio De Luca. Anche la Dc spinge in questo senso. E il Pd rafforzerà questo asse trasversale: «Noi ci siamo. Abbiamo presentato da tempo una proposta anomala» anticipa il capogruppo dem Michele Catanzaro. Numeri alla mano, all’Ars c’è una maggioranza molto ampia. Tanto più che anche i partiti dubbiosi sul fatto che la legge funzioni (è il caso della Lega) si guarderanno bene dall’ostacolare un provvedimento molto popolare.

«Noi siamo fra i promotori di questa iniziativa - ha spiegato ieri il capogruppo dei cuffariani, Carmelo Pace - ma non vogliamo fare i giacobini, siamo per il confronto». Sa, Pace, che il governo ha già posto dei dubbi sulla possibilità di sostenere la norma: «L’iniziativa è condivisibile perché ha l’obiettivo di sbloccare situazioni molto complesse e dunque muoverebbe l’economia - ha anticipato l’assessore al Bilancio, Marco Falcone - ma va anche valutato un problema di ordine finanziario. Trovare la copertura per questo disegno di legge non è affatto facile. In più credo che le nostre società partecipate, per caratteristiche tecniche, non possano acquistare i crediti fiscali».

Di fronte ai dubbi del governo i grillini sono pronti a rilanciare: «Secondo noi ad acquistare i crediti incagliati dovrebbe essere l’Irfis» sintetizza il vice presidente dell’Ars Nuccio Di Paola. Ipotesi che ieri Falcone ha escluso.

Il presidente Schifani non ha espresso un’opinione sulla proposta, che non è passata dal governo ma sul governo potrebbe piovere. Il problema si porrà quando, fra qualche giorno, il disegno di legge supererà agilmente la barriera della commissione Bilancio e sarà quindi pronto per il voto in aula. A quel punto la maggioranza trasversale creatasi su questa norma andrà gestita. E per di più il voto di questo disegno di legge andrà a incastrarsi su altri provvedimenti, alcuni cari alla giunta: in primis la Finanziaria che arriverà all’Ars proprio fra qualche giorno con l’obiettivo di avere strada libera per arrivare al traguardo entro fine anno.

Chi spinge per approvare la legge che sbloccherebbe i bonus edilizi si fa forte del fatto che un provvedimento analogo è stato approvato dalla Basilicata e non è stato impugnato.

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