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Sanità in Sicilia: gli appalti sono pronti, ma adesso i fondi rischiano di sparire

È il paradosso dei finanziamenti previsti dal Pnrr. La Regione ha fatto tutto nei tempi stabiliti ma la rimodulazione in corso a Roma può far saltare decine di progetti

Questa volta la Regione Siciliana ha rispettato i target. L’investimento dei fondi del Pnrr, almeno quelli del capitolo «sanità», è stato centrato senza un giorno di ritardo. Solo che adesso è il governo nazionale che si appresta a cambiare le regole a partita in corso: stanno per essere tagliati i budget e ciò costringerà la Sicilia a una pericolosissima virata per realizzare molti meno dei 280 nuovi ospedali e centrali operative.

Appena lunedì la Regione ha messo per iscritto il primo bilancio dell’operazione che, finanziata con quasi 800 milioni di fondi del Pnrr, dovrebbe portare alla realizzazione di 155 case di comunità, 43 mini ospedali di comunità, 50 centrali operative a cui si aggiunge l’adeguamento di 32 nosocomi alle moderne tecnologie sulla sicurezza e l’energia sostenibile. Un piano ambizioso che la Regione doveva portare al primo traguardo - l’assegnazione dei lavori alle ditte - entro sabato prossimo. E così è stato. Nel report ufficiale dell’assessorato alla Sanità, firmato dal dirigente generale Salvatore Iacolino, viene precisato che sono state attivate le procedure d’urgenza per consegnare alle ditte che si sono aggiudicate gli appalti i cantieri di 234 progetti.

Il Pnrr è stato programmato dal governo Draghi in step ravvicinatissimi per consentire al governo nazionale di certificare a Bruxelles il raggiungimento degli obiettivi (i cosiddetti target) e ottenere così l’assegno periodico di svariati miliardi. Ecco perché la Regione ha accelerato la consegna dei lavori alle ditte, formalmente in corso in questi giorni. Usufruendo anche di un vantaggio non indifferente: a svolgere le gare d’appalto, fra la primavera e l’estate, è stata Invitalia, che poi ha lasciato a Palazzo d’Orleans il compito di firmare i contratti con le ditte e dare avvio ai lavori. Ed è proprio la fase a cui è arrivata lunedì l’amministrazione guidata da Renato Schifani.

Già dai primi di settembre è iniziata la firma dei contratti con le 41 ditte che si sono aggiudicate gli appalti: ogni gara raggruppava più progetti legati ovviamente a territori omogenei. E per fare ancora più in fretta il governo Schifani ha scelto la procedura d’urgenza dettata dal nuovo codice degli appalti: una sorta di consegna lampo del cantiere, rinviando a una fase successiva la stipula del contratto definitivo con le ditte.

E così a Palazzo d’Orleans tutti erano certi di essere in una botte di ferro. A differenza che in passato - come nel caso del miliardo e 600 milioni di fondi europei del 2014/2020 rimasti nel cassetto e in via di restituzione a Bruxelles - non c’era rischio stavolta di perdere risorse.

Nessuno però aveva fatto i conti con la manovra in corso a Roma per mettere in salvaguardia il Pnrr. Alcuni target sono a rischio flop e dunque il ministro Raffaele Fitto ha rimodulato il piano cambiando gli obiettivi e lasciando inalterati solo quelli che stanno viaggiando speditamente. È una operazione già decisa per i progetti sulla lotta al dissesto idrogeologico e quelli relativi alle piccole opere dei Comuni, che stanno per uscire del tutto dal piano. Altri 13 target stanno invece per slittare ai mesi successivi, come quello sulla digitalizzazione degli appalti pubblici.

Altri target ancora dovranno invece essere rimodulati, cioè ridimensionati, per evitare che non vengano raggiunti. E questo è il caso delle case di comunità. Proprio quelle su cui la Sicilia è più avanti di quasi tutte le altre Regioni. La decisione definitiva verrà presa il 15 ottobre in una riunione con le Regioni. Ma alla Sicilia - ammette il direttore Iacolino - questa ipotesi è già stata prospettata. E potrebbe portare problemi seri: «Stiamo parlando di manovra in fase di elaborazione - premette Iacolino - ma è chiaro che se ci fosse un ridimensionamento dell’investimento sulla case di comunità noi saremmo costretti a tagliare alcuni dei progetti a cui proprio in questi giorni stiamo dando il via. E, al di là della delusione delle comunità locali, non va dimenticato che ciò potrebbe provocare il ricorso delle ditte che si sono aggiudicate l’appalto da cancellare. Sarebbe un bel caos».

Nella foto Schifani inaugura una struttura sanitaria

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