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Rimpatriare chi sbarca, il piano del governo contro chi non ha diritto d'asilo

La Meloni: «von der Leyen la pensa come noi, la sinistra rema contro». E Antonio Tajani convocherà gli ambasciatori delle nazionalità maggiormente rappresentate tra gli immigrati arrivati in Italia

Migrants disembark in the port of Lampedusa, Sicily, Italy, 12 September 2023. Thirty-three migrants landings, starting from midnight, in Lampedusa where the counting of the number of people arriving is still underway. With the first 15 landings, 9 of which directly on the mainland, between the Isola dei Conigli beach, Cala Croce and Guitgia, but also directly at the Favarolo pier, 477 migrants were counted by the police.ANSA/Concetta Rizzo

Innanzitutto bloccare le partenze. Chi comunque sbarca in Italia va rimpatriato.
A questo scopo sale dai 6 a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento nei Cpr. La rete dei Centri di permanenza per il rimpatrio - al momento sono 9 per soli 493 ospiti complessivi poiché il decimo, a Torino, è chiuso - sarà potenziata dal Genio militare che realizzerà nuove strutture in località «a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili», senza creare «ulteriore disagio e insicurezza nelle città italiane».
Sono le due misure concordate oggi in Consiglio dei ministri e che finiranno nel decreto Sud che non era stato ancora bollinato. Nel prossimo Cdm, poi, ci sarà un altro decreto con la stretta sui falsi minorenni e canali differenziati per l’ingresso di donne, bambini e under 14.
Il giorno dopo la visita a Lampedusa con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni illustra le «soluzioni concrete alla forte pressione» che ha portato già 130mila arrivi nel 2023. La premier definisce «sorprendente» il piano in 10 punti presentato da Bruxelles, perché «perfettamente in linea con quel cambio di paradigma che questo Governo ha sostenuto fin dal suo insediamento e che ora si è affermato a livello europeo»: la difesa dei confini esterni dell’Unione e lo stop «a monte» dei trafficanti di esseri umani e «dell’immigrazione illegale di massa».
L’Esecutivo ora, annuncia, seguirà «con grande attenzione, passo dopo passo, gli impegni che l’Europa si è assunta con l’Italia, a partire dall’impegno per sbloccare in tempi rapidi le risorse previste dal Memorandum con la Tunisia».
Al prossimo Consiglio europeo di ottobre l’Italia «chiederà agli altri Stati membri di assumere le decisioni necessarie e conseguenti, soprattutto in tema di blocco delle partenze illegali dal Nord Africa».
La premier è quindi dura contro «parte delle forze politiche italiane ed europee, che per ragioni ideologiche o, peggio, per calcolo politico, remano contro e fanno di tutto per smontare il lavoro che si sta portando avanti».
Il riferimento è all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, il socialista Josep Borrell, critico verso l’accordo Ue-Tunisia ed a chi sostiene che «nessuno dei Paesi del Nordafrica è uno Stato sicuro con il quale è possibile accordarsi per fermare le partenze o per rimpatriare gli immigrati illegali. In sostanza, la volontà della sinistra europea è rendere ineluttabile l’immigrazione illegale di massa».
Stop alle partenze, dunque. Ma anche accelerazione dei rimpatri, con i nuovi Cpr e non solo. Perché i rimpatri (3.193 nel 2023) avvengano, infatti, serve che il Paese di provenienza dia l’ok.
E il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, convocherà a breve gli ambasciatori delle nazionalità maggiormente rappresentate tra gli immigrati arrivati in Italia per spingerli ad accoglierli: al momento in testa c’è la Guinea (15.138 sbarcati nel 2023), seguita da Costa d’Avorio (14.282), Tunisia (11.694) ed Egitto (8.422). Con la misura deliberata oggi, il tempo di permanenza all’interno dei Cpr torna ai tempi di quando ministro dell’Interno era il leghista Roberto Maroni ed i Centri di chiamavano Cie: 6 mesi, prorogabili per ulteriori 12, per un totale di 18 mesi.
«Quindi - nota Meloni - tutto il tempo necessario, non solo per fare gli accertamenti dovuti, ma anche per procedere con il rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale».
È stato dato mandato al ministero della Difesa di realizzare le strutture nel più breve tempo possibile. Potranno essere caserme, aree militari dismesse o altri edifici che dovranno essere ristrutturati dai genieri militari. E sarà un Dpcm ad individuare i criteri del piano con i nuovi centri.
L’ultima finanziaria ha stanziato 42,5 milioni di euro per i prossimi tre anni proprio per l’ampliamento della rete. L’obiettivo di un Centro in ogni regione non è nuovo: diversi governi ci hanno provato in precedenza senza riuscirci. Per l’opposizione dei territori, ma anche per le difficoltà di gestione delle strutture, spesso vandalizzate dagli ospiti.
Il nuovo decreto, che sarà approvato la settimana prossima, conterrà poi il giro di vite sui «falsi minori»: migranti, cioè, che dichiarano di essere under 18 per usufruire delle tutele previste.
Numeri, ha lamentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, «cresciuti a dismisura». La norma introdurrà accertamenti per dirimere velocemente i casi sospetti. Saranno inoltre previsti canali differenziati per donne, bambini e under 14, «ai quali sarà garantita ogni tutela», sottolinea Meloni.

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