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Accoglienza dei migranti, l'allarme dei sindaci: «Le città rischiano di diventare bombe sociali»

L'Anci avanza alcune soluzioni: hub per minori, soldi per posti letto e ricoveri e premi ai Comuni virtuosi

Per i Comuni la situazione è «critica», le città rischiano di diventare «bombe sociali» e per evitare che si scivoli in una autentica «crisi umanitaria e sanitaria» è necessario che il Governo metta in campo soluzioni strutturali. I sindaci temono che il boom di arrivi si scarichi solo sulle città e tornano a chiedere un piano sull’accoglienza: temono che l’emergenza busserà alle porte dei loro palazzi comunali senza che i Comuni siano equipaggiati ad affrontarla, e senza, a loro dire, una mano concreta da Roma. Anche per questo lunedì si riunirà la commissione immigrazione dell’Anci. «Senza organizzazione, senza programmazione si rischia il collasso», dice Matteo Biffoni, sindaco di Prato, e delegato dell’Anci per l’immigrazione che chiede la «revisione immediata del decreto Cutro». «Davanti a una sfida simile bisogna essere organizzati - sottolinea - predisponendo hub statali di primissima accoglienza per i minori non accompagnati, rivedendo le modalità d’ingresso nel Paese, finanziando i posti Sai, rifinanziando il sistema dell’accoglienza, prevedendo una premialità per i comuni che fanno accoglienza e una clausola di salvaguardia».

«Il governo interloquisca con i sindaci per trovare delle soluzioni che non possono essere quelle che sono state messe in campo fino ad adesso - dice il sindaco di Torino Stefano Lo Russo - ed evitare i problemi che stanno creando soprattutto nei Comuni più piccoli». Meno soft i toni nel sindaco di Firenze Dario Nardella: «Il governo - dice - non è minimamente in grado di gestire i problemi dell’immigrazione. Le nostre città sono in una situazione drammatica, con immigrati che arrivano da un giorno all’altro senza strutture e strategie». Da Bologna il primo cittadino Matteo Lepore usa toni più pacati, ma non è tenero con Palazzo Chigi: «Non abbiamo aggiornamenti da ministero e prefettura sul destino delle persone che sono oggi a Lampedusa. Immagino saranno redistribuiti sul territorio nazionale. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Meloni ha detto di voler risolvere in modo strutturale e prendersi tempo. Ma non si deve fare campagna elettorale sulla pelle dei migranti e delle nostre comunità».

I sindaci di Trieste e della sua provincia lanciano invece l’sos sui minori non accompagnati al prefetto: «non abbiamo più posti, se non creiamo hub o hotspot non andiamo da nessuna parte». L’Anci ad agosto aveva già sollevato l’allarme sull’accoglienza dei minori non accompagnati: il presidente Decaro aveva chiesto di «ampliare i posti Sai per evitare e modificare i centri di accoglienza ed asilo affinchè siano più piccoli e distribuiti equamente». Un appello bipartisan perchè ricordò Decaro «tutti i sindaci si sentono in trincea a prescindere dal colore politico». Ed infatti in Veneto, con la precedente ondata di arrivi, montò anche la rabbia dei sindaci leghisti.

E oggi non nascondono le loro difficoltà nemmeno i governatori del centrodestra: Attilio Fontana rivendica certo che «la Lombardia è generosa e sta facendo tutto quello richiesto dal governo e forse anche qualcosa di più» ma dice anche che, «come il governo sta facendo, è necessario confrontarsi e trovare una soluzione alla situazione perché rischia di essere difficile gestirla: non è un problema politico, è un problema di carattere concreto». Ieri, comunque, il governatore del Piemonte Alberto Cirio aveva chiamato in causa l’Europa: «Bene fa il governo ad alzare la voce con Bruxelles: noi lo sosteniamo in questa battaglia che è europea, e nella quale nessuno può permettere di dirsi fuori».

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