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Strage di Ustica, Amato: Macron potrebbe chiarire i dubbi sulla base di Solenzara

L'ex presidente: "La politica può fare molto per avere la verità". Interrogazione del Pd: "Il Governo agisca"

Il relitto dell'aereo di linea DC9 della compagnia aerea italiana Itavia (precipitato vicino all'isola di Ustica, il 27 giugno 1980, facendo 81 vittime) esposto nel ''Museo della memoria '', Bologna, 27 giugno 2007.ANSA / GIORGIO BENVENUTI

«La politica può fare ancora molto, se vuole, per chiarire la vicenda di Ustica e non è detto che sia necessariamente la politica italiana, potrebbe anche essere quella francese: se ho il dubbio che 40 anni fa da un mio aeroporto sia partito un aereo che, pur involontariamente, ha compiuto un disastro simile, non ho bisogno che me lo chieda l’Italia per intervenire. Al giovane presidente Macron, che aveva due anni all’epoca, mi rivolgo quindi da amico invitandolo a liberarci dalla questione Solenzara».

Il riferimento di Giuliano Amato, che oggi ha risposto alle domande dei giornalisti nella sede della Stampa estera, è alla base militare francese in Corsica, luogo di uno dei misteri del caso: da lì potrebbe essere infatti decollato il caccia che lanciò il missile che colpì il Dc9 dell’Itavia sui cieli di Ustica la notte del 27 giugno 1980.

Il Pd: la verità è un diritto dei familiari delle vittime

Intanto, il Pd ha presentato un’interrogazione al Governo per chiedere che accerti la verità. «È un diritto dei familiari delle vittime, ma è un diritto che spetta a tutto il Paese», ha detto la segretaria Elly Schlein, in visita a Parigi.
Amato ribadisce che dietro il timing della sua intervista a Repubblica non «ci sono secondi o terzi fini, vantaggi che avrei voluto per una parte politica o svantaggi per un’altra. A 85 anni comincio a ragionare avendo a mente qualcosa di diverso dai cronisti di politica: ho poco tempo davanti e sento che su Ustica c’è qualcosa di incompiuto».
Una svolta l’ex premier non se la aspetta da possibili mosse del Governo italiano. La speranza, spiega, «è che chi ha guidato un aereo possa venir fuori dopo tutti questi anni perchè vuole lasciare il mondo senza avere un peso dentro di sè e dire “ero io alla cloche di un aereo che quella notte era tra gli altri a ronzare attorno al Dc9”».

E poi c’è l’appello alla Francia su Solenzara. Le autorità transalpine hanno sostenuto che la base era chiusa a partire dalle 17 il giorno del disastro. In seguito testimonianze indicarono invece che quella notte nella struttura dell’Armée de l’air c’era piena attività. Dopo tutti questi anni, Macron potrebbe togliere le ombre su questo punto. «E lo dico da amico della Francia: non ho mai condiviso la testata di Zidane a Materazzi e per me questa è l’unica questione ancora aperta», assicura Amato.

In attesa di risposte dal Parigi, il Pd chiede che si muove anche Roma. «È da tempo chiarissimo il fatto che quella notte - affermano i parlamentari dem il un’interrogazione - ci fu una violazione della sovranità nazionale, che aerei di paesi alleati si alzarono in una vera e propria missione di guerra coperta (quasi sicuramente per colpire un aereo dove si pensava fosse il Presidente libico Gheddafi ) e che da un Caccia - probabilmente francese - partì un missile che colpì il DC9 causando 81 vittime innocenti. Ora, dopo le parole di Giuliano Amato, è necessario che il Governo italiano compia tutti i passi possibili a livello internazionale e che il Governo e le autorità francesi diano un chiaro e definitivo contributo di leale e piena collaborazione».

Meloni: servono elementi nuovi per motivare il Governo a compiere passi ufficiali

Da Palazzo Chigi la posizione è stata espressa sabato scorso dalla premier Giorgia Meloni: servono elementi nuovi per motivare il Governo a compiere passi ufficiali. Domani, intanto la questione sarà valutata dal Copasir. Non c’è il segreto di Stato sulla vicenda, così come sulle altre stragi. Presso ministeri e intelligence ci sono però tante carte che potrebbero aiutare a far luce. Nel corso degli anni il Comitato ha seguito con attenzione il processo di desecratazione di documenti riservati innescato dalle direttive di precedenti presidenti del Consiglio. Non tutte le amministrazioni si sono mosse però in maniera efficiente versando la documentazione all’Archivio di Stato.

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