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Arriva il Dl sulle intercettazioni, stretta sugli incendi: previsto un aumento delle pene

Un disegno di legge in tema di giustizia che sarà presentato lunedì nell’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva

Estensione dell’utilizzo delle intercettazioni, un archivio centralizzato per «conservarle» in modo sicuro e inasprimento delle pene per chi appicca gli incendi. Sono alcuni degli interventi contenuti in un disegno di legge in tema di giustizia che sarà presentato lunedì nell’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva.

I primi due articoli, così come emerge dalla bozza, affrontano la questione intercettazioni. L’esecutivo interverrà in primo luogo per estenderne l’utilizzo ad una serie di fattispecie. Una scelta dettata anche da una sentenza della Cassazione, la 34895/2022, che ha definito la nozione di «criminalità organizzata». Per la Suprema corte in questo ambito possono rientrare solo «fattispecie criminose associative, comuni e non», mentre non possono essere compresi in quella nozione i «delitti non associativi» - ad esempio un omicidio, un’estorsione o una rapina - anche se commessi al fine di agevolare un’organizzazione mafiosa. Una pronuncia rispetto alla quale la premier Meloni aveva annunciato un’interpretazione autentica dell’esecutivo al fine di evitare «effetti dirompenti su processi in corso per reati gravissimi».

Nella bozza di decreto viene esteso ad alcune ipotesi di criminalità grave l’utilizzo di strumenti investigativi, tra cui anche le intercettazioni, così come già disciplinati dalle norme di contrasto ai clan. In particolare si potranno applicare nei procedimenti per reati legati al traffico illecito di rifiuti, alle fattispecie aggravate dal metodo mafioso, ai sequestri di persona con finalità estorsive e al terrorismo.
La bozza di decreto, inoltre, introduce anche una sorta di archivio centralizzato: si tratta di ‘infrastrutture digitali interdistrettuali dove verranno custodite le attività disposte dai singoli pubblici ministeri. La decisione del ministero è legata anche alle criticità, messe in luce da molti uffici giudiziari, nella gestione dei dati dovuta alla scarsità degli strumenti tecnologici. L’organizzazione e sorveglianza sull’attività di ascolto resterà nelle mani dei procuratori capo ma, come si afferma nella bozza, «fermi il segreto investigativo e le garanzie di riservatezza e sicurezza dei dati, il Ministero della giustizia assicura l’allestimento e la manutenzione delle infrastrutture e, in ogni caso, con esclusione dell’accesso ai dati in chiaro».
Nel decreto si spiega inoltre che dalla data di entrata in vigore del provvedimento «è autorizzata la migrazione dei dati dalle singole procure della Repubblica e il conferimento dei nuovi dati. I tempi, le modalità e i requisiti di sicurezza della migrazione sono definiti con decreto del ministro della Giustizia. Le operazioni sono effettuate dalla direzione generale per i sistemi informativi automatizzati, di intesa con i singoli procuratori».

Tra i provvedimenti che finiranno all’attenzione del Consiglio dei Ministri anche quello relativo ad un inasprimento delle pene in tema di roghi e incendi.
In particolare il decreto apporta modifiche a quanto previsto dall’articolo 423-bis del codice penale. Aumentata da quattro a sei anni il minimo edittale per chi causa un incendio in «boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui». Se l’incendio è di natura colposa la pena minima passa da uno a due anni di reclusione. La bozza prevede che la pena prevista «è aumentata da un terzo alla metà quando il fatto è commesso al fine di trarne profitto per sé o per altri o con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti all’esecuzione di incarichi o allo svolgimento di servizi nell’ambito della prevenzione e della lotta attiva contro gli incendi boschivi».

Nel pacchetto di iniziative anche l’8 per mille per il «recupero delle tossicodipendenze e delle altre dipendenze patologiche». La norma prevede che dalle dichiarazioni del prossimo anno (sui redditi 2023) si potrà indicare la voce specifica mentre per quest’anno la quota destinata allo Stato senza scelta di una delle 5 attuali tipologie di intervento vada «prioritariamente» a finanziare «interventi straordinari» contro le tossicodipendenze.

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