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Tumori, ok dalla Camera alla legge sull'oblio oncologico

Per i pazienti guariti diritto a non fornire informazioni né subire indagini sulla pregressa malattia

Il ministro della Salute Orazio Schillaci

Essere considerati «a rischio» perché si è avuto un tumore in passato e, per questo, vedersi negati diritti fondamentali come la possibilità di lavorare, accendere un mutuo o chiedere l’adozione di un bambino. All’unanimità, l’aula della Camera ha oggi dato il prima via libera alla legge sull’oblio oncologico, che proprio a queste discriminazioni nei confronti degli ex malati di cancro intende porre finalmente fine, facendo sì che l’Italia si allinei ai vari altri Paesi europei che già da tempo si sono dotati di queste norme di civiltà.

«Oggi si compie il primo passo per introdurre l’oblio oncologico anche in Italia. Un risultato - afferma il ministro della salute, Orazio Schillaci - che premia il lavoro compatto di tutte le forze politiche e l’impegno delle associazioni dei pazienti che, da anni, rivendicano questo diritto». Un traguardo notevole, se si pensa che in Europa vivono circa 500.000 persone guarite da un tumore che le aveva colpite in età pediatrica, di cui circa 50.000 in Italia, e sono tra coloro che più beneficeranno della legge, sottolinea la Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica (Fiagop).

La proposta di legge, approvata a Montecitorio con 281 voti a favore e nessun contrario, passa ora al Senato e l’auspicio è che l’approvazione definitiva avvenga in tempi rapidi. Il testo definisce il diritto all’oblio oncologico come il diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire informazioni né essere oggetto di indagini sulla propria pregressa condizione patologica. Nella vita di ogni giorno, questo significa ad esempio garantire agli ex malati un accesso senza complicazioni ai servizi bancari, finanziari e assicurativi: ai fini della stipula o del rinnovo dei contratti, infatti, non è ammessa la richiesta di informazioni relative allo stato di salute della persona fisica contraente concernenti patologie oncologiche da cui la stessa sia stata precedentemente affetta e il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni alla data della richiesta. Tale periodo è ridotto della metà nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età. Stessa norma vale anche per l’accesso alle procedure concorsuali, al lavoro, alla formazione professionale, alla richiesta di adozione. E sarà il Garante per la protezione dei dati personali a vigilare sull’applicazione delle disposizioni. Plaudono all’approvazione della Pdl l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e Fondazione Aiom: «È il primo passo per la tutela di oltre un milione di persone in Italia, che hanno superato il tumore ma continuano a essere considerate malate dalla società, con discriminazioni nell’accesso a tanti servizi. Si tratta di una battaglia di civiltà». Soddisfazione anche dal presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce) Francesco Cognetti, che parla di «norme innovative», come già accade in Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo. Una «passo avanti per il Paese» secondo la segretaria del Pd Elly Schlein, e per il presidente della Commissione Affari Sociali, Ugo Cappellacci, la Pdl rappresenta “una rinascita sociale per oltre un milione di guariti dal cancro». Dai tumori, sottolinea, «si può guarire e si guarisce sempre con maggior successo», tanto che in Italia i tassi di mortalità per tutti i tumori sono diminuiti circa del 10% negli uomini e dell’8% nelle donne tra il 2015 e il 2021. E’ una “risposta concreta per la vita dei cittadini», afferma Maria Elena Boschi, relatrice del provvedimento.

La Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) esulta, perchè oggi «è stata scritta una bella pagina della politica italiana». Lo dobbiamo a Laura, una ballerina che ha curato un tumore al seno e che potrà chiedere un mutuo per realizzare il sogno di aprire una scuola di danza. Lo dobbiamo a Francesco, guarito da un tumore alla tiroide, che insieme alla compagna potrà finalmente accedere alla strada dell’adozione: «Per una volta - commenta Marco Furfaro (Pd) - possiamo dire che la politica ha dato un bello spettacolo». (ANSA).

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