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Le Regioni contro i tagli al Pnrr: «Così si bloccano i cantieri»

Il maxi taglio ai fondi rischia di lasciare al palo anche molte opere già avviate

Senza i fondi europei c’è il serio rischio che si blocchino i cantieri, che centinaia di opere non vedano mai la luce o, nel peggiore dei casi, che restino incompiute, scheletri di cemento nelle già martoriate periferie d’Italia. A lanciare l’allarme sono gli enti locali, le Regioni e i Comuni che, più di tutti, sui fondi del Pnrr fanno affidamento per portare avanti progetti e attività che difficilmente potrebbero vedere realizzati. Le rassicurazioni del ministro Raffaele Fitto dopo il definanziamento da 16 miliardi, tra piani e progetti di rigenerazione urbana, non hanno convinto i governatori, sia di maggioranza sia di opposizione, che in Conferenza hanno firmato un documento molto articolato sollevando puntuali criticità e perplessità. Anche se dalla Regione Lombardia fanno sapere che l’eventuale definanziamento al momento non inciderebbe sulle risorse che arriveranno direttamente in Lombardia e per le quali la Regione è soggetto attuatore. Stesso discorso per il Comune di Milano, visto che al momento non ci sono progetti a rischio.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, da parte sua, ha assicurato che «non ci sarà alcuna perdita di risorse da destinare agli interventi di dissesto idrogeologico, che continuano la loro piena attuazione, senza soluzione di continuità, all’interno dei programmi di finanziamento originari».

Il presidente Massimiliano Fedriga si affida ad una nota per tentare di smorzare i toni confermando che le Regioni sono «pronte a collaborare», ma il testo del documento è molto più netto. La sintesi delle 27 pagine che lo compongono è la richiesta di garantire finanziamenti alternativi al Pnrr e, soprattutto, coinvolgere di più le Regioni che - si legge - «giocano un ruolo fondamentale per l’attuazione e per le necessarie sinergie da attivare sui territori per massimizzarne l’efficacia».

A una settimana esatta dalla cabina di regia che ha deciso il definanziamento, dunque, si amplificano le perplessità di governatori e sindaci che ora rischiano di dover rinunciare a progetti già messi a bando o comunque in programma. Lo stesso sindaco di Bari, e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, torna a sollecitare il governo a garantire «risorse sostitutive», altrimenti - dice - «rischiamo di bloccare le procedure per la realizzazione di opere pubbliche come nuovi servizi, opere di rigenerazione e riqualificazione, interventi per l’assetto del territorio e in contrasto al cambiamento climatico». È lunghissima, infatti, la lista delle opere che rischiano di saltare, dall’abbattimento delle ultime due Vele di Scampia, alla riqualificazione del Serpentone di Corviale, a Roma. Tutti progetti legati ai 2,5 miliardi inizialmente previsti dal Pnrr per i Piani urbani integrati. Ma altrettanti sono i progetti legati anche all’efficientamento energetico, alla mitigazione del rischio idrogeologico o al potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità. «Un’ulteriore osservazione - scrivono le Regioni - riguarda la circostanza che non risulta evidente in che misura la riprogrammazione proposta abbia effetto in termini dell’obbligo normativo di destinare almeno il 40% delle risorse allocabili alle Regioni del Mezzogiorno e in che misura siano posti in essere clausole e meccanismi di salvaguardia volti a garantire tale obiettivo attraverso, ad esempio, l’accompagnamento a livello territoriale».

Per questo le Regioni tornano a ribadire di essere maggiormente coinvolte chiedendo un «urgente confronto sul documento anche al fine di assicurare un allineamento e una coerenza anche con le progettualità e le programmazioni regionali». Non è escluso che nei prossimi giorni venga calendarizzato un incontro con il ministro Fitto che oggi ha visto una delegazione dei magistrati della Corte dei Conti per aprire «un dialogo per la corretta attuazione dei programmi di spesa evitando sprechi di denaro pubblico».

Perplessità arrivano, poi, dall’Ufficio parlamentare di Bilancio che - nella nota sulla congiuntura di agosto - ha espresso «forte incertezza» sull’evoluzione del Pnrr avvertendo su rischi al ribasso sull’economia e una previsione del Pil all’1% per quest’anno.

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