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Migranti, sbarchi continui e sale la tensione: il Viminale assicura «dialogo con tutti»

I presidenti delle Regioni fanno sentire la propria voce: «No alle decisioni calate dall'alto»

Sbarchi continui, al ritmo di un migliaio di persone al giorno, e nelle ultime ore il picco di 1.400 migranti giunti sulle nostre coste. Torna a salire la pressione degli arrivi in Italia e le Regioni aprono con il governo il fronte delle collocazioni e dell’accoglienza nei propri territori, invocando «decisioni comuni» con l’esecutivo affinché le scelte non siano «imposte».

Numeri e malumori gravano sullo stato di emergenza nazionale, già dichiarato lo scorso aprile, ma il Viminale getta acqua sul fuoco e assicura «la massima disponibilità al dialogo con tutti gli interlocutori istituzionali», compresi i governatori come già accaduto in passato. Parallelamente il commissario Valerio Valenti è impegnato innanzitutto a fronteggiare la nuova ondata, con l’individuazione di nuove aree esclusivamente temporanee e appositamente dedicate in Sicilia e Calabria: «Lo facciamo per poter sopportare il significativo aumento del carico: stiamo creando e implementeremo alcuni ‘punti di crisì, ovvero aree di primissima accoglienza, come abbiamo fatto a Lampedusa». E sottolinea: «stiamo stressando il territorio per l’aumento degli arrivi, che è fisiologico in estate, ma il sistema tiene e questi problemi ci sono sempre stati».

Le cifre crescono vertiginosamente proprio nel giorno in cui la premier Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen arrivano a Tunisi per la firma del memorandum con il presidente Kais Saied: sono decine i barchini carichi di migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale. Il centro di coordinamento dei soccorsi della guardia costiera ha coordinato oltre una trentina di operazioni di soccorso mettendo in salvo circa 1.400 persone. Ieri solo a Lampedusa erano approdati quasi in mille e nelle ultime ore lo stesso hotspot aveva raggiunto la cifra record di 2.304 migranti ospiti, prima che cominciassero i trasferimenti.

Ed è proprio sulle collocazioni nelle varie Regioni che i governatori chiedono un confronto diretto con il governo, affinché ci sia un cambio di passo: «Bisogna evitare decisioni calate dall’alto. C’è bisogno di una collaborazione che porti a scelte prese di comune accordo», tuonano vari presidenti di regione, divisi tra quelli di centrosinistra, che intendono gestire autonomamente le collocazioni, e quelli di centrodestra, in particolare la Lega, che lamenterebbero il malfunzionamento del sistema di accoglienza diffusa.

Del resto già nei giorni scorsi il friulano Fedriga, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, aveva bollato come un «grandissimo fallimento» l’accoglienza diffusa dei migranti, esprimendo un analogo giudizio per i «grandissimi centri dei accoglienza» che a suo avviso «non hanno funzionato». Critiche sono piovute nel senso opposto dal veneto Zaia, una voce fuori dal coro rispetto ai colleghi del Carroccio, il quale ha ribadito la sua richiesta di investire il più possibile sull’ospitalità diffusa contro «la realizzazione di altre tendopoli», aggiungendo poi: «il mio Veneto non ce la fa più e tutta l’Africa in Italia non ci può stare». Il governatore dem toscano Giani chiede invece «un ascolto maggiore dell’intero mondo del terzo settore, che negli ultimi anni si è allontanato dalla gestione dell’accoglienza».

L’apertura su questi temi arriva anche dal commissario all’emergenza migranti: «il sistema tiene e questi problemi ci sono sempre stati - chiarisce Valenti - . Nel 90% dei casi la collocazione ha funzionato e funziona. Ci sono state ricadute più forti su qualche territorio, ma sono criticità che nascono da situazioni specifiche. Da sempre - aggiunge - l’asse portante dell’accoglienza sono lo Stato e i sindaci: ora ci sono in campo anche le regioni e noi, in questo approccio emergenziale, siamo aperti e disponibili a idee diverse e se dovessero risultare valide, in una logica di cuscinetto, le valuteremo».

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