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Tornano le Province, trovata l'intesa sulla riforma: il voto in primavera

Maggioranza e opposizione all’Ars si impegnano a votare in due fasi la legge che porterà di nuovo alla elezione diretta dei presidenti

Palazzo Comitini (via Maqueda)

A Palazzo d’Orleans Renato Schifani ha siglato il patto con gli alleati per blindare la riforma delle Province, che a questo punto dovrebbe vedere la luce in due step fra fine luglio e settembre. All’Ars, poche centinaia di metri più in là, la maggioranza di centrodestra ha chiuso l’accordo con le opposizioni per approvare martedì la Finanziaria ter, ormai trasformatasi in un una norma che eroga fondi ai deputati per sagre, festival e restauri nei singoli territori.

È stata una giornata di grande fermento nei palazzi della politica. Schifani ha messo attorno al tavolo segretari e capigruppo per tracciare la road map della riforma che riporterà in vita le vecchie Province mandando in soffitta i Liberi Consorzi e reintroducendo l’elezione diretta dei presidenti.

Il patto siglato con gli alleati permette a Schifani di prevedere le elezioni in primavera. Ma sulla data il presidente dovrà ancora lavorare perché Fratelli d’Italia propone di accorpare il voto per le Province con quello per le Europee (previsto a marzo) ma è uno scenario che indebolirebbe i partiti non nazionali e per questo motivo la decisione verrà rinviata almeno all’autunno.

Presidente e alleati hanno anche anticipato che in autunno il governo punterà sull’approvazione di altre riforme o leggi di settore: in primis quelle degli enti locali, della polizia municipale e delle cave.

Il vertice è servito a Schifani anche per dare all’esterno una immagine di compattezza della maggioranza: «Clima di serenità e collaborazione» è il commento di Palazzo d’Orleans. Contro il quale in serata è però arrivata la rabbiosa nota di Saverio Romano e Massimo Dell’Utri, leader di Noi con l’Italia: «Abbiamo appreso dalle testate giornalistiche regionali che si è tenuta una riunione della coalizione di centrodestra, in nostra assenza. Siamo sicuri che le decisioni prese siano così risolutive da non avere bisogno del nostro contributo, né in fase di elaborazione né in quella di esecuzione».

Un servizio completo di Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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